Politica Industriale
Se finora in Italia è mancata una vera e propria "politica industriale" intesa nel senso di dare al sistema economico complessivo un orientamento che in altri paesi si definisce "programmazione", in questi mesi di pandemia si è sviluppato nel nostro paese un dibattito circa la "ripresa" ossia sul cosa e sul come fare per riavviare il sistema produttivo. In questi giorni -fra l'altro- sta entrando di forza nel dibattito pubblico la questione sollevata dai sindacati circa la cessazione o meno fra poche settimane della cassa integrazione per centinaia di migliaia di lavoratori che verosimilmente assaporeranno i licenziamenti.
Gran parte del Recovery è
dedicato proprio alla “politica industriale e agli interventi pubblici per creare lavoro”. L'espressione "creare lavoro" in un paese ad economia libera, di mercato, in passato sarebbe stata ritenuta "eresia". Oggi le teorie keynesiane sono divenute di larga condivisione e gli stati occidentale fanno largo uso della intromissione pubblica nel sistema produttivo.
La riforma dell’Istruzione, d'altronde, è tutta improntata sul potenziare gli istituti tecnici e professionali (ampliando anche le classi e gli indirizzi di laurea!), è relativa a questo aspetto e a questo orizzonte. In pratica la formazione e istruzione classica che ci ha finora caratterizzato nel panorama mondiale sarà affiancata da un'altrettanto rilevante impianto formativo tecnico e scientifico professionale.
Tutto ciò implicherà pertanto incentivi ad investimenti in tecnologia e in ricerca&sviluppo,
Ci sarà -così si vuole- una Italia leader industriale per la riconversione ecologica. di cui l’Europa e il Mondo nei prossimi anni necessiteranno, puntando sull’idrogeno (produrlo, venderlo, utilizzarlo – anche nei trasporti!) e sul biogas. La prospettiva è, vorrebbe essere, che le tantissime PMI (piccole medie imprese) strategiche e innovatrici dovranno internazionalizzarsi. Esiste inoltre un grande piano di ferrovie (specie al Sud) per migliorare la logistica e l'economia spaziale.
Non ci resta che confidare nella guida dei governi in buone mani. Siamo arrivati ad essere il paese che vive di debito pubblico proprio perchè sono mancate le buone mani.
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