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sabato 1 maggio 2021

La Storia per immagini. Le città della Sicilia fra razionamento di viveri e bombardamenti

La guerra fascista (1)

La vicenda del pane passa attraverso le vicissitudini 

della guerra, il razionamento, l’insufficienza di grano e la povertà di 

vastissimi strati della popolazione siciliana.

A cominciare dall’inverno 1941-1942 la possibilità di procurarsi il necessario per l'alimentazione e la sopravvivenza -soprattutto nelle grandi città- fu il ricorso alla borsa nera, un mercato parallelo e illegale. Nonostante fosse illegale le autorità fasciste del Paese non lo seppero o forse preferirono non contrastarlo al punto che l'unico mercato dove trovare ciò che serviva per la sopravvivenza divenne il "mercato nero". Inevitabilmente in carenza di beni accadde che i prezzi iniziarono a volare, da un giorno all'altro. 

A Palermo come altrove per sopravvivere non ci fu altro rimedio che ricorrere ai borsaneristi; ma questa possibilità divenne fattibile per chi possedeva risorse finanziarie da sfruttare; tantissime famiglie disagiate lasciarono invece la città preferendo riversarsi nei paesi. A Contessa Entellina in quegli "anni quaranta" del Novecento tantissime di quelle famiglie fuggite dalla città furono ospitare in pagliere e locali disagiati che comunque -in quel contesto bellico- servirono a sottrarle sia dai bombardamenti che al costo della vita sfuggito -col mercato nero-  al controllo delle autorità.

 Quella situazione fu la conseguenza della folle guerra voluta dal Fascismo  che aveva ritenuto mediante il razionamento alimentare, gestito dallo Stato, di poter soddisfare le esigenze individuali degli italiani con poco meno di 900-1000 calorie giornaliere.



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