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domenica 16 maggio 2021

Parole e autori. In breve

 Lobby

(e... trasparenza)

Il mondo dei gruppi di interesse, dei movimenti e delle lobby appartiene al campo politico liberale piuttosto che a quello democratico. Le risorse disponibili delle varie cause variano enormemente e sistematicamente. Le lobby che rappresentano interessi economici sono sempre di gran lunga avvantaggiate, per due diverse ragioni. Primo, gli interessi economici sono in grado di minacciarer i goverrni che, se non saranno ascoltati, non avranno successo in quel settore. In secondo luogo possono controllare enormi somme per finanziare la loro stessa attività, non solo perchè sono ricchi in partenza, ma anche perchè il successo del loro gruppo ne aumenterà i profitti: i costi sostenuti per gestire la lobby costituiscono un investimento. Gli interessi non economici di rado possono usare un argomento così potente come il danno alla crescita economica;  e il successo della loro attività lobbistica non porterà un vantaggio materiale perciò i loro costi  rappresentano una spesa, non un investimento.

Colin Crouch

sociologo e politologo

1 marzo 1944

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Quanto i gruppi di interesse influenzano la politica?

Chi non ha mai saputo o incontrato un politico, nella sua segreteria, quando nei pomeriggi riceve i suoi sostenitori (elettori, imprenditori, presunti simpatizzanti ...) ?

In genere si tratta di lunghe file di "clientes" e postulanti, che sperano nell'occasione di sussurrare al presunto uomo forte del momento una richiesta, domandare o offrire un favore, raccomandare -specialmente in Sicilia- un progetto o frequentemente una persona. Non v'è dubbio che questo tipo di interlocuzione con i politici (o i politicanti) fanno parte della tecnica di influenzare e corrompere la democrazia di un paese. In termini diversi dalla "sicula raccomandazione", la letteratura politico-economica  definisce questi comportamenti come "lobby", che in italiano ricorda la "loggia" degli alberghi dove frequentemente politici e imprenditori sin dall'Ottocento trattavano di "affari". 

L'Italia risorgimentale  è cresciuta con classi politiche che hanno sempre lavorato con forme sotterrane di influenza e di distorsioni nell'attività legislativa e in quella amministrativa. Viene da scrivere che l'attività di molta politica si svolge più con forme da sottobosco che alla luce e alla vista degli elettori.

Gli italiani pensano che siano i loro politici i più orientati ad operare nel "sottobosco", lontani dagli occhi e dalle orecchie dell'opinione pubblica. In verità questa è una prassi che si ritrova ad est come ad ovest, a nord come a sud del pianeta. Nè la prassi riguarda solamente i politici; basta leggere i giornali di questi giorni per apprendere che esistono cordate (correnti) di magistrati, incontri di politici con uomini dei servizi, lobby interne persino all'interno delle istituzioni religiose.

Decenni fa i partiti avevano più o meno strutture diffuse sul territorio nazionale: esistevano le federazioni provinciali e le sezioni al livello persino dei piccolissimi paesi. Settimanalmente o bisettimanalmente si tenevano riunioni alla presenza dei politici-parlamentari. Chiunque dei partecipanti all'incontro pubblicamente si faceva portavoce di esigenze di categorie lavorative, di esigenze di zona, di carenze legislative; accadeva allora che un singolo partecipante all'incontro criticasse pubblicamente veri o presunti favoritismi di carattere non collettivo attribuibili a politici eletti.

Oggi per parlare con un politico (apprendiamo dai media) si usano incontri presso i caselli autostradali o nei pressi di un'area rimboschita, o nei pressi dei bar delle autostrade.

Altri tempi! Altra trasparenza!

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La pensano così:

--Paul, Krugman,  economista e saggista, "L'umore dei lobbisti è improntato ad un ottimismo che sconfina nell'euforia".

--Arundhati Roy, scrittrice indiana e attivista politica nel campo dei diritti umani, dell'ambiente e dei movimenti anti-globalizzazione, "Politici, giudici, potenti lobby aziendali e membri del governo fanno parte di un meccanismo che erode completamente il sistema dei controlli ed equilibri".

La precisazione

I lobbisti, quando fanno bene il loro mestiere, non hanno nulla a che vedere con la corruzione e l’affarismo. Secondo una regolamentazione parlamentare di alcuni anni fa si tratta di mediatori che portano le istanze del privato alle istituzioni pubbliche, ma le portano mediandole con altri interessi. Così quando parlano con un parlamentare o un dirigente ministeriale rappresentano un intero settore, mai una sola azienda.

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