La questione della Palestina e poi di Israele
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Sionismo
E' negli anni novanta dell'Ottocento che avviene un fenomeno dirompente sul quadro, sulla situazione e sul destino del mondo "palestinese", fino allora quasi completamente composto da popolazioni arabe.
1) Nella Russia zarista viene avviato il processo di industrializzazione su basi capitalistiche che inevitabilmente ebbe ripercussioni sociali: grandi masse contadine si spostarono dalle aree d'origine verso i grossi centri e molti di essi persino verso l'Europa orientale (Polonia, Ungheria etc.). Un fenomeno tanto vasto, numericamente quanto innovativo nella vita dei popoli, non potè che scatenare sconvolgimenti sociali ed i primi a pagarne lo scotto furono i tantissimi ebrei che insistevano sui territori russi. I primi fenomenti di antisemitismo contemporaneo ebbero infatti inizio proprio nella Russia zarista. Da qui è disceso infatti il trasferimento di molti ebrei poverissimi in direrezione dell'Europa Occidentale.
2) L'arrivo di tantissimi ebrei in Germania e nell'Impero Austro-Ungarico, e poi in Francia non potè che creare preoccupazioni nelle antiche comunità ebraiche di questi paesi. L'accoglienza e la sistemazione di queste moltitudini si accompagnò all'uscita, nel 1896, del libro "Lo Stato ebraico, tentativo di una soluzione moderna al problema ebraico" il cui autore fu Teodoro Herzl, giornalista israelita ungherese. Il testo costituì in pratica la nascita del "sionismo", il Movimento politico-religioso, sviluppatosi appunto alla fine del sec. XIX in seguito all'inasprirsi dell'antisemitismo in tutti i paesi dell'Europa, inteso a ricostituire in Palestina uno stato che offrisse agli Ebrei dispersi nel mondo una patria comune. Ricostruire in Palestina uno stato per gli ebrei, da cui questi erano stati allontanati duemila anni prima dall'Impero Romano non si presentava, ovviamente come idea dalla facile soluzione. Una idea politica implicava inevitabilmente ripercussioni internazionali non da nulla. Il movimento fu definito sionista per quel proposito di far tornare il Palestina gli ebrei dispersi in più parti del pianeta.
3) Per decenni, quindi per un lungo lasso di tempo, l'idea sionista in Occidente non trovò ampio consenso, anche perchè un tale esodo di persone non trovava nei governi dell'Occidente alcun sostegno. Le stesse autorità religiose dell'ortodossia ebraica ritenevano, in via pratica, un così massiccio ritorno in Palestina improbabile e difficoltoso sul piano materiale ed operativo. Gli stessi politici di tradizione ebraica presenti nelle istituzioni occidentali, che fossero di cultura liberale o socialista, non vedevano nemmeno essi nell'idea facili successi in termini di praticabilità. Sulla stessa linea si collocarono i tanti sindacalisti di tradizione ebraica presenti diffusamente nelle organizzazioni operaie occidentali.
(SEgue)
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