Era il 30 Dicembre 1964 quando Giuseppe Saragat, socialista democratico, giura fedeltà alla Repubblica quale quinto capo dello stato del dopoguerra.
Era nato il 19 settembre 1898 a Torino. La famiglia era di origine sarda.
Aderì come simpatizzante al neonato partito socialista. Fin da giovane si schierò su posizioni riformiste, la stessa corrente degli storici padri del socialismo nazionale tra cui Filippo Turati, Claudio Treves, Andrea Modigliani, Camillo Prampolini e Ludovico D'Aragona.
Per il suo antifascismo fu costretto ad abbandonare l'Italia e a stabilirsi a Vienna (1926), dove si avvicinò alle posizioni dei principali esponenti dell'austro-marxismo. Trasferitosi in Francia (1929), lavorò con P. Nenni alla riunificazione delle forze socialiste e nel 1930 entrò a far parte della direzione del PSI. Tornato in Italia nel 1943, fu nella Resistenza a Roma. Ministro senza portafoglio per il PSIUP (1944) e ambasciatore a Parigi (1945-46), ricoprì poi la carica di presidente dell'Assemblea costituente (1946-47). Nel 1947 ebbe un ruolo di primo piano nella scissione dal PSIUP della corrente socialdemocratica che diede vita al Partito socialista dei lavoratori italiani, poi Partito socialista democratico italiano.
Segretario del PSDI (1951-54; 1957-63), ricoprì numerosi incarichi di governo: vicepresidente del Consiglio (1947-49; 1954-57), ministro della Marina mercantile (1948-49) e ministro degli Esteri (1963-64). Eletto presidente della Repubblica (1964) con l'appoggio delle forze di centrosinistra, Saragat vide con favore l'unificazione (1966-69) del PSI e del PSDI, da lui lungamente caldeggiata.
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