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sabato 7 dicembre 2019

10 giugno (1940). L'Italia va in guerra

La pubblicistica italiana nell'affrontare la seconda guerra mondiale si è giustamente soffermata prevalentemente sulle atrocità e l'imperialismo nazi-fascista. Poco e trascurabile è sempre stata l'attenzione sull'imperialismo staliniano, gustato soprattutto dai filandesi.

Durante le quattro settimane di durata della guerra di Polonia, i francesi entrarono ufficalmente in guerra contro la Germania e in soccorso della Polonia che verrà spartita fra Germania e Urrs. In realtà sul fronte occidentale non accadde proprio nulla, non fu sparato neanche un colpo di fucile, viene da scrivere.
Il generale britannico J.F.C. Fuller scrisse "Il più potente esercito del mondo, quello francese, si trovava dinnanzi a non più di ventisei divisioni tedesche e se ne stava tranquillo, protetto dall'acciaio e dal cemento, mentre un alleato d'una prodezza dochiscittesca veniva sterminato".
Anche dopo settimane dalla resa della Polonia e la sua spartizione fra Germania e Unione Sovietica, sul fronte franco-tedesco non successe nulla. La stasi dopo il crollo polacco, sul fronte occidentale, durò otto mesi e furono otto mesi a beneficio dell'Unione Sovietica di Stalin per consolidare le sue posizioni rispetto agli stati baltici. Il dittatore Stalin aveva firmato col dittatore Hitler il patto di non-aggressione, ma restava pur sempre diffdente. Quella diffidenza che indusse i russi ad impadronirsi dell'intera Polonia Orientale prima che vi arrivassero i tedeschi. 

Stalin approfittò della distrazione del mondo inoltre per occupare Estonia, Lettonia e Lituania. Sempre nell'intento di prevenire il suo interlocutore tedesco, Stalin cominciò a pensare di invadere pure la Finlandia.
Scrive Enzo Biagi nei suoi appunti di Storia della Seconda Guerra Mondiale che già dalla fine del 1939 Stalin iniziò a manifestare ai suoi generali l'intenzione di invadere anche la Finlandia. "Dobbiamo essere in grado di bloccare, -ripeteva- l'entrata del Golfo di Finlandia". E quando i suoi generali gli chiedevano da quali possibili nemici pensasse di doversi difendere col controllo del Golfo la risposta fu: "L'Inghilterra o la Germania. Al momento i rapporti sovietico-tedeschi sono buoni, ma in questo mondo tutto può cambiare".

In realtà Stalin dubitava dell'intesa che intercrreva con la Germania, che fino ad allora gli era valsa la possibilità di invadere mezza Polonia, e per intero tutti i paesi baltici. 
Iniziò cn gli stessi stati d'animo a pretendere nei confronti della Finlandia l'arretramento dell'intero confine, l'incorpramento delle due città di Suursaar e Loivisto, l'ingresso libero delle navi sovietiche nel Golfo di Lapponia e lo smantellamento di tutte le fortificazioni di confine. La delegazione filandese il 3 settembre 1939, per l'ennesima volta, rispose negativamente al governo sovietico.
 Le discussioni e gli incontri (con frequenti scaramucce ai confini fra i due paesi) si prolungarono fino al 29 novembre. Alle 0,40 del 30 Novembre i soldati sovietici varcarono il confine ed insediarono un nuovo governo scelto da loro (ovviamente con tutti i ministri comunisti).
Metodo quest'ultimo che continuerà as essere applicato da parte dell'Urrs anche nel dopoguerra in tutto l'est europeo.

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