Sospese le ferie dei deputati dell’Ars. Avrebbero dovuto avere inizio ieri per concludersi il 18 di settembre e, invece, non potranno andarsene finché non saranno state votate e approvate la legge “antiparentopoli”, da cui, però, sono stati rigorosamente estrapolati i parenti e i “soci occulti”, e le variazioni di bilancio che dovrebbero consentire lo stanziamento di sei milioni per alcuni enti e associazioni no-profit in difficoltà, due milioni e mezzo per i teatri e cinque milioni per le province, in modo che possano far fronte agli impegni più impellenti.
Queste norme si sarebbero dovute approvare l’altra notte quando in aula erano rimasti 42 deputati, una decina dei quali contrari al disegno di legge che introduce nuovi casi di incompatibilità e ineleggibilità, quello sulla “parentopoli”, appunto. Ma per Statuto questa norma, per essere approvata, deve ottenere il voto favorevole della metà più uno dei deputati dell’Ars, a prescindere dal numero dei votanti, cioè deve ottenere almeno 46 voti favorevoli. Motivo per cui il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha preferito aggiornare i lavori a lunedì. E non è detto che sarà posta subito in votazione, col rischio che non possa superare il quorum. Se da una parte, infatti, molti, fra cui anche qualche deputato dell’alleanza di governo (che da un pezzo non è più maggioranza e si regge solo se i deputati pentastellati approvano i provvedimenti proposti dal governo) temono che le nuove norme possano ritorcersi contro di loro, dall’altra ci sono quelli che non condividono la scelta dell’ultima ora per cui sono stati eliminati i riferimenti a parenti e soci occulti e hanno intenzione di votare con l’opposizione. «La legge antiparentopoli–ha, infatti, commentato il deputato Giuseppe Picciolo dei Drs – di fatto non esiste più. Il testo uscito fuori nella notte ha radicalmente modificato la ratio della norma Crocetta-Forzese che sarebbe stata una legge di igiene politica e di moralizzazione». «Dispiace –ha aggiunto Picciolo – che un intervento normativo così importante non abbia avuto la massima condivisione di tutte forze politiche». A suo giudizio, infatti, «nonostante gli sforzi del presidente Crocetta e di Marco Forzese, la montagna ha partorito un topolino, forse già in precarie condizioni di salute. Troppi compromessi hanno finito per svilire e svuotare una norma che poteva rappresentare davvero il “modello Sicilia" anche sulle leggi cosiddette morali». «Quanto alle norme per le modifiche alla ex Tabella H – ha aggiunto il parlamentare messinese - ho riscontrato la contrarietà di molti deputati ed ho deciso di convocare il gruppo Drs prima dell’aula di lunedì per poter, con certezza, salvaguardare prioritariamente i contributi che interessano le associazioni e gli enti che hanno improcrastinabili necessità economiche e che intervengono nel settore sociale e dell'handicap ».
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