L'estate ormai è finita, o comunque si avvia a finire,
ed i problemi di sempre sono lì che ci aspettano. Lì dove li avevamo lasciati
prima (durante la campagna elettorale)perché nessuno si è preso cura di risolverli. E’ proprio vero: il destino
dell’uomo è affidato all’uomo.
Né a Contessa Entellina, né a Catania è stato ancora
varato il bilancio di previsione 2013. A Catania, addirittura, si avvicina il giorno del giudizio,
almeno quello relativo ai conti pubblici.
La città etnea attende l'esito non solo della
richiesta al decreto Salva Enti, che permetterebbe a Catania di ottenere la
possibilità di spalmare il proprio ingente debito nei prossimi dieci anni (ma
ancora la Corte dei conti non si è espressa sul contenuto del Piano di rientro
predisposto dall'amministrazione Stancanelli), ma anche relativamente alla
verifica sui conti che il sindaco Bianco ha chiesto alla Ragioneria dello Stato
non appena insediatosi, due mesi fa. Una città che vive sull’attesa che
qualcuno, fuori di essa, la salvi. Segno che la città è stata saccheggiata chi
nella città ha vissuto e prosperato ed ora, come avviene nel mondo
sottosviluppato, si attende che altri versino qualche bricciolo per salvare chi
non ha saputo reggersi, o per dirla in altri termini chi si è lasciata
malgornare da politicanti.
Bisogna attendere un paio di settimane ancora per
sapere se Catania andrà in default o riuscirà a salvarsi, almeno formalmente,
attivando le misure di pre-dissesto, ma la situazione sembra più critica del
previsto, aggravata da alcuni “errori” della Giunta precedente che si sarebbe
lasciata scappare la possibilità di ottenere alcune decine di milioni dal
Governo.
Si tratta di fondi del decreto legge n. 35 dell'aprile del 2013, che avrebbe permesso al Comune di Catania di ottenere un finanziamento per il pagamento dei debiti contratti dalla Pubblica Amministrazione, strumento di cui si sono avvalsi molti Enti ma non Catania, che così avrebbe perduto la possibilità di avere circa 130 milioni che avrebbero dato ossigeno alla situazione asfittica dell'economia in generale.
Si tratta di fondi del decreto legge n. 35 dell'aprile del 2013, che avrebbe permesso al Comune di Catania di ottenere un finanziamento per il pagamento dei debiti contratti dalla Pubblica Amministrazione, strumento di cui si sono avvalsi molti Enti ma non Catania, che così avrebbe perduto la possibilità di avere circa 130 milioni che avrebbero dato ossigeno alla situazione asfittica dell'economia in generale.
Il rischio dissesto è ancora dietro l'angolo, con
tutto quello che comporta (tasse e tariffe al massimo, creditori pagati al 40 per
cento e blocco della spesa). Ma l'amministrazione Bianco, anche per bocca
dell'assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando, ha più volte manifestato
l'intenzione di fare di tutto per evitare il tracollo economico, dal quale
sarebbe ancora più difficile riprendersi.
I problemi di Contessa Entellina non hanno nulla di
paragonabile con quelli di Catania. Ma sempre problemi sono. Qui, a voler
essere sinceri, i problemi sorgono dal contesto generale. La Regione ha ridotto
i trasferimenti di fondi, lo Stato altrettanto, e quindi i rimedi sono uguali
per tutti i Comuni, quelli piccoli soprattutto.
O si riducono (in qualche caso
si eliminano) certi servizi o si mettono le mani in tasca ai contribuenti: “non
si scappa da questo dilemma”.
Problema diverso quindi quello di Contessa Entellina,
di Giuliana o Campofiorito da quello di Catania. Ma sempre problema è !
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