Tenteremo di interpretare -via via che nei prossimi mesi snoderemo il percorso
culturale e storico che ci siamo proposti- il passato, quel passato recente che ci ha consegnato, lasciato in
eredità, l’attuale visione della vita ed il modo di vita dei nostri giorni.
Cercheremo di lasciare fuori dalla descrizione i giudizi di valore.
Per fare quanto propostoci ci caleremo, almeno ci proveremo, nelle categorie di pensiero dell’epoca.
Per fare quanto propostoci ci caleremo, almeno ci proveremo, nelle categorie di pensiero dell’epoca.
^^^ I cicli socio-economici nell'ancien regime e nel capitalismo
Dal 2008 l’intero Occidente è ove
più e ove meno interessato dalla crisi economica che produce effetti su più
fronti: disoccupazione, contrazione consumi, inflazione, negativi effetti psicologici e culturali sulla popolazione etc.
E’ il sistema entro
cui da poco più di due secoli viviamo -che genericamente chiamiamo “capitalista”-
che ciclicamente soffre le cosiddette
crisi economiche. Crisi che hanno un andamento ed una periodizzazione
ventennale e cominciano con
a) un
periodo di recessioneb) segue la stagnazione
c) per,
poi lentamente, avviare la crescita
Quando il sistema raggiunge un
punto massimo di espansione ricomincia la fase recessiva etc. etc.
La scienza economica ha
individuato i rimedi “anticiclici”, applicati ovunque nel mondo tranne in
Italia dove (avremo modo di rilevarlo) la classe dirigente raramente assegna a sé
stessa il ruolo di governare il sistema economico e con esso l'intero paese.
Fino alla fine del Settecento il
sistema economico era quello feudale, che ai nostri fini definiamo, come usano fare gli storici, “ancien regime”.
Le crisi tipiche dell’ancien
regime erano caratterizzate dai cicli degli elementi naturali e biologici ed
avevano la seguente scansione.
a) scarsità
di prodotti alimentari dovuti alla siccità e/o ai cattivi raccolti;
b) successiva
diffusione di epidemie;
c) incremento
a livelli altissimi della mortalità ed ovvia contrazione delle popolazione;
d) ritorno
alla normalità in conseguenza dell’avvenuto riequilibrio fra risorse e
popolazione.
Le malattie tipiche a cui era
assegnata la funzione di riportare in equilibrio il sistema socio-economico
erano la peste (che si diceva venisse portata dai topi) e poi dall’Ottocento soprattutto
il colera. Non v'è dubbio che esse trovavano alimento nelle condizioni igienico-sanitarie
esistenti sia nelle campagne che nelle città. Anche a Contessa queste cicliche crisi di sistema, qui prolungatesi secondo le modalità dell'ancien regime in quanto al feudalesimo (cessato nel 1812) subentrò il latifondismo fino agli anni cinquanta del Novecento, erano conosciute e ne leggiamo gli effetti da un "rivelo" (=censimento) all'altro. Ancora a fine Ottocento centinaia di persone venivano tenute fuori dalla cinta del paese perché con terapie a base di "fumo" ed di altri sterili rimedi potessero curare il colera e/o altro.
Ancora oggi a Contessa la crisi del sistema "capitalista" viene pagata con la massiccia emigrazione verso l'estero.
Il capitalismo dell’Ottocento si incammina nel confronto fra
due possibili percorsi Protezionismo/Libera Concorrenza. In realtà non esiste
un mercato di assoluta libera concorrenza o di protezionismo, ma in entrambi i
campi esiste la prevalenza ora di uno o
l’altro aspetto del modo di produrre.
Il primo periodo dell’Ottocento è comunque caratterizzato
dal libero mercato per influsso del pensiero di Adamo Smith e Riccardo
(Inghilterra). Nella seconda metà dell’Ottocento e poi nella prima metà del
Novecento è il Protezionismo che
indirizzerà le politiche dei governi europei, Germania in prima fila, che in questo modo tentano di difendere i prodotti nazionali che appaiono non competitivi rispetto ai prodotti esteri.
Si tornerà ad un periodo di produzione liberista nel secondo
dopoguerra, all’epoca del “boom economico”, quando si gettarono le basi della
futura Unione Europea: la Ceca (Comunità europea del carbone e acciaio) e la
Cee.
(segue)
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