Papa Francesco a Buenos Aires oltre che arcivescovo della diocesi di rito romano era anche ordinario per i fedeli di rito orientale.
Egli conosce molto bene sia la liturgia che la spiritualità bizantina. L'auspicio quindi è che si possano fare passi avanti in direzione dell'Ecumenismo.
Una cosa è certa. Papa Borgoglio conosce la tradizione del Cristianesimo Orientale e in quella direzione potrebbe trovare le soluzioni ai parecchi problemi che travagliano la Chiesa d'Occidente. In questi problemi rientrano le tematiche sui divorziati e quelle sul celibato dei preti.
-Divorziati
Tornando in aereo dal Brasile e intrattenendosi sull'aereo con i giornalisti ebbe, fra l'altro, a dire:
« I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati
in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità
della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio
seguono la teologia dell'economia e permettono una seconda unione. Quando si
riunirà il gruppo degli otto cardinali, nei primi tre giorni di ottobre,
tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale. Siamo in un cammino
per una pastorale matrimoniale più profonda. Il mio predecessore a Buenos
Aires, il cardinale Quarracino diceva sempre: "Per me la metà dei
matrimoni sono nulli, perché si sposano senza sapere che è per sempre, perché
lo fanno per convenienza sociale, etc...". Anche il tema della nullità si
deve studiare».
-Celibato dei prete
Il Codice di diritto canonico per le chiese orientali prevede ufficialmente la possibilità dell’ordinazione presbiterale per uomini sposati, e la prevede non come prassi eccezionale, ma come prassi normale. Il CCEO promulgato nel 1990 è stato una creazione ex novo per porre un argine alla persistente tendenza di ‘latinizzazione’, che somigliava, anzi tuttora somiglia tanto all'imperialismo cattolico-latino sulle altre comunità ecclesiali cattoliche.
Giovanni Paolo II, dunque promulgando questo secondo codice per le chiese orientali ha assicurato di fatto l’esistenza, salvaguardandola per il futuro, del sacerdote sposato anche all’interno della stessa Chiesa Cattolica. Di questa importante circostanza all'interno della Chiesa Cattolica esiste purtroppo una sorta di intesa tacita che punta a non parlarne, ad ignorarne l'esistenza.
Si sottace -per questa via- come a Piana degli Albanesi Papas Janni Pecoraro, prete sposato, sia Vicario dell'Eparchia o ancora come Papas Nicola Cuccia, prete sposato, sia parroco della Concattedrale della Chiesa della Martorana. In questo si coglie la debolezza della struttura ecclesiale di Piana degli Albanesi a far conoscere oltre il proprio territorio un approccio al Cristianesimo che risale ai primi secoli dell'era cristiana.
Ecco che una speranza di far conoscere le peculiarità sia liturgiche che di prassi di vita cristiana dell'Oriente Cristiano arriva dalla massiccia immigrazione di lavoratori dell'Europa dell'Est (Rumeni, Bulgari etc) da paesi tradizionalmente ortodossi e dove coesistono anche ‘Chiese Cattoliche di Rito Orientale’
Gli immigrati di queste chiese hanno diritto di mantenere qui le loro tradizioni culturali e soprattutto la forma religiosa della loro fede. Dunque saranno essi a portarci in casa, in Italia, il sacerdote cattolico sposato. Se la chiesa cattolica di rito latino non ha voluto sino ad ora prendere in considerazione la possibilità del prete coniugato, dovrà farlo per esigenza di forza maggiore a causa della presenza sempre più numerosa di preti cattolici sposati di origine est-europea.
Sarà la loro presenza a cambiare l’immaginario collettivo e questo cambiamento di immaginario collettivo potrebbe porre le basi per un cambiamento della legge del celibato ecclesiastico nella chiesa latina.
E' noto che il Vaticano, o meglio, che il Cardinale Bertone abbia posto dei limiti ai vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche nell'inviare in Occidente, al seguito degli emigranti, preti sposati.
Va tuttavia tenuto presente che il Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, tenutosi dal 10 al 24 ottobre 2010 ha espressamente dichiarato: «Il celibato ecclesiastico è stimato e apprezzato sempre e dovunque nella Chiesa Cattolica, in Oriente come in Occidente. Tuttavia, per assicurare un servizio pastorale in favore dei nostri fedeli, dovunque essi vadano, e per rispettare le tradizioni orientali, sarebbe auspicabile studiare la possibilità di avere preti sposati fuori dai territori patriarcali»
Bertone teme che i preti cattolici sposati possano provocare “scandalo”: se loro esercitano legittimamente il loro ministero dentro la Chiesa Cattolica pur essendo sposati – potrebbero infatti pensare i fedeli e il clero di rito latino – perché non lo possono essere tutti i preti?
È chiaro che la posizione del cardinal Bagnasco è una battaglia di retroguardia, esprime solo lo smarrimento di certo alto clero cattolico destinato ad essere, prima o dopo sconfitto.
La realtà matrimoniale non toglie proprio nulla alla serietà e alla spiritualità della persona. Di questo verosimilmente potrebbe esserne convinto pure Papa Francesco.
Noi condividiamo l'ipotesi circolata qualche tempo fa secondo cui accanto alle due Eparchie della Chiesa Italo-Albanese (Lungro e Piana degli Albanesi) possa essere istituita una ulteriore Eparchia per gli Italo-Albanesi del Nord Italia e soprattutto per i cattolico-orientali rumeni, serbi, bulgari etc. e che possa pertanto, per questa via, nascere la Metropolia della Chiesa bizantina italiana.
Sarà essa l'opportunità che farà crescere e proiettare sul territorio nazionale l'approccio bizantino al Cristianesimo, che ovviamente non sta solamente nella figura del prete sposato o nell'opportunità di un secondo matrimonio in casi specifici.
Nessun commento:
Posta un commento