MAURIZIO BELPIETRO, direttore di Libero-Quotidiano
Chi dice che faremo la fine della Grecia, chi che faremo la fine dell'Egitto. Il guaio vero è che rischiamo di fare la fine dell'Italia
PIETRO GRASSO, presidente del Senato della Repubblica
Sono estremamente preoccupato per la deriva di violenza, di disordine e violazione dei diritti umani che sta investendo l'Egitto, un paese chiave per la sicurezza e la pace della regione e del mondo, con cui il nostro Paese intrattiene rapporti importanti. Le immagini della popolazione civile colpita a morte dal proprio stesso esercito mi hanno profondamente turbato.
Ritengo che l'uso della violenza da parte dell'esercito contro la popolazione civile non possa essere in nessun caso giustificato e debba essere condannato con la massima decisione dall'Unione Europea e da tutta la comunità internazionale. Non possono esserci valutazioni di opportunità e convenienza in proposito, tantomeno all'interno dell'Unione Europea.
La lezione comune a tutta la cosiddetta Primavera Araba è che la gente pretende il rispetto della propria dignità, una vita economicamente migliore e più diritti e libertà. Chi non lo capisce e reprime il dissenso con la forza incorre in un grave errore e incoraggia i movimenti estremisti e persino il terrorismo, che noi dobbiamo combattere con fermezza, ma sempre con le armi del diritto.
Ritengo che l'uso della violenza da parte dell'esercito contro la popolazione civile non possa essere in nessun caso giustificato e debba essere condannato con la massima decisione dall'Unione Europea e da tutta la comunità internazionale. Non possono esserci valutazioni di opportunità e convenienza in proposito, tantomeno all'interno dell'Unione Europea.
La lezione comune a tutta la cosiddetta Primavera Araba è che la gente pretende il rispetto della propria dignità, una vita economicamente migliore e più diritti e libertà. Chi non lo capisce e reprime il dissenso con la forza incorre in un grave errore e incoraggia i movimenti estremisti e persino il terrorismo, che noi dobbiamo combattere con fermezza, ma sempre con le armi del diritto.

GAD LERNHER, giornalista
Chiaro è il calcolo di realpolitik cui Macaluso appende il suo ragionamento: un Berlusconi ormai logorato e rinchiuso in un cul de sac sarebbe, tutto sommato, un partner più sopportabile per il Pd, costretto malvolentieri alle larghe intese del governo Letta. Io temo che ad allearsi con lo zoppo, viceversa, si impari solo a zoppicare. E che la pur abile azione costituzionale di contenimento (e quindi di logoramento) esercitata dal Quirinale, dove Macaluso è di casa, non avrà come suo sbocco le dimissioni di Berlusconi che egli indica come esito naturale. Dopo Berlusconi può venire anche di peggio, lo sappiamo: la destra italiana nel corso della storia è stata anche violenta, avventurista, subalterna a poteri criminali. Ma queste anomalie sono già parzialmente interne al berlusconismo e trovo quindi ingenuo pensare che il suo uomo-guida e proprietario possa decidere di farsi da parte da solo.

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