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sabato 10 agosto 2013

Aspettando il nuovo Eparca (n. 24)

Negli anni di papato di Giovanni Paolo II (1978-2005), la Chiesa Cattolica (comprendente al suo interno 23 chiese) ha codificato il suo diritto canonico, Corpus Iuris Canonici, nel quale ha fatto confluire gran parte dei principi ecclesiologici del Concilio Vaticano II (1962-1965).

Fra questi principi taluni fanno notare, fanno emergere il concetto di  Ecclesia sui iuris, a cui si fa appartenere l’Eparchia di Piana degli Albanesi.
Questa terminologia canonica –Chiesa sui iuris-  l si ritrova, per la prima volta, nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO) del1990 e più precisamente nel canone 27. Il Codice del 1917 lo riferiva esclusivamente ai monasteri.
A questa espressione taluni attribuiscono un significato quasi rivoluzionario. Dalla concezione esclusivistica secondo cui Chiesa Cattolica significava “rito latino” si sarebbe passati alla “pari dignità” fra tutte le chiese particolari che compongono l’universo “cattolico”. La Chiesa cattolica è in buona sostanza una “comunione” di chiese, che detto in termini volgari, laici, significa una “confederazione di chiese”, tutte di pari dignità.
Pare sia stato il Sinodo straordinario dei vescovi del 1985 ad avere sancito che “l’ecclesiologia di comunione è l’idea centrale e fondamentale nei documenti del concilio Vaticano II”.
Prima del Concilio, i Vescovi orientali cattolici non tralasciavano di far rilevare che  “nella Chiesa cattolica, a fianco di un’immensa maggioranza di cristiani occidentali, vi è un certo numero di cristiani orientali slavi, greci, rumeni, levantini, malabarici, raggruppati in comunità o Chiese unite di rito orientale.
Queste si dicono
Chiese
anzitutto perché sono parte della Chiesa, e in secondo luogo perché compete loro una particolare condizione ecclesiastica canonica nell’ambito della Chiesa cattolica; si dicono invece
unite
intrattengono  relazioni di comunione ecclesiastica con la Sede Apostolica.
rito orientale
perché si distinguono nella Chiesa cattolica almeno per l’uso che fanno di una forma orientale per il culto cristiano, la quale è per lo più il segno più appariscente della loro particolarità ecclesiastica”.

Nonostante la riscoperta della communio, e nonostante la volontà  del Concilio di offrire alle Chiese cattoliche orientali la stessa dignità  della Chiesa latina, la totale uguaglianza  sarà ristabilita giuridicamente soltanto il 18 ottobre del 1990, con la promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium (CCEO)  e implicitamente con l’introduzione  ufficiale  del concetto  di Ecclesia sui iuris, su cui avremo modo di tornare per tentare di capire in cosa consista, in cosa si sostanzi.

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