Quale ricordo, quale immagine mi viene
per prima in mente di un amico che non c’è più ? che ci ha lasciati il 2 agosto del 2000 ?
Quella della notte del 14 gennaio 1968,
quando la terra sussultò con un fragore sordo, un rumore di sottofondo
agghiacciante e noto a tutti che spinse la gente di Contessa Entellina in
strada.
In quella notte, la casa adiacente alla mia, quella in cui abitava il
nonno, era crollata, e con essa erano crollate tante altre case di Contessa
Entellina. In via Croja si elevavano grida: era morto il giovane concittadino
Agostino Merendino. In quella notte quando tutti a Contessa Entellina erano
come bloccati, impauriti e con i visi privi di sguardo nessuno si aggirava per
le vie del paese. Non si vedevano forze dell’ordine, non si vedevano vigili
urbani, volontari o volenterosi o uomini della Croce Rossa. Una sola persona girava, anzi correva
dallo Spiazzo Greco alla Via Croja, dalla piazza del paese a Giarruso, da lì al
quartiere Santa Rosalia. Una sola persona ha dovuto cercare dove stavano i
vigili urbani per immetterli in servizio, rintracciare i carabinieri, creare un nucleo di soccorritori.
Non esisteva allora la legge sulla Protezione Civile ma la legge della
coscienza che impone di soccorrere chi si
trova in difficoltà, quella avrebbe dovuto esistere.
Quella notte solo attraverso il
trentenne Francesco Di Martino la gente di Contessa Entellina potè sbloccarsi e
si sbloccò dalla paralisi dell’azione, dalla paura.
I soccorsi esterni arrivarono la mattina
successiva e molto, molto tardi. Solo con la luce del nuovo giorno i
contessioti cominciarono a muoversi dai punti di concentramento, dai punti che
Francesco Di Martino aveva fissato nella notte per aggregare una popolazione
presa di sorpresa e dalla paura del terremoto.
Anni dopo Di Martino raccontò come non
fu facile rintracciare giovani volenterosi che girassero per le vie del paese e
verificassero se tutti gli anziani, gli invalidi avessero lasciato le
abitazioni. Solo il suo correre da un punto all’altro del paese, solo il suo
esempio, riuscì ad aggregare cinque o sei persone che percorsero con lui nella
notte strada per strada e abitazione per abitazione. Cinque o sei persone che portarono
a Giarruso, nello Spiazzo Greco, nel Ponte o nello Spiazzo Croce le decine e
decine di invalidi che da soli non potevano abbandonare la loro casa.
Si, piuttosto che il Di Martino della
Ricostruzione o il Di Martino del riscatto dei braccianti pre-terremoto ci è
piaciuto ricordare il Di Martino che ha soccorso, quasi da solo, anziani ed
invalidi, mentre la solidarietà cittadina si identificò allora solamente nei clan parentali.
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