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giovedì 1 agosto 2013

Francesco Di Martino. Il sindaco

Quale ricordo, quale immagine mi viene per prima in mente di un amico che non c’è più ? che ci ha lasciati il 2 agosto del 2000 ?
Quella della notte del 14 gennaio 1968, quando la terra sussultò con un fragore sordo, un rumore di sottofondo agghiacciante e noto a tutti che spinse la gente di Contessa Entellina in strada.
In quella notte, la casa adiacente alla mia, quella in cui abitava il nonno, era crollata, e con essa erano crollate tante altre case di Contessa Entellina. In via Croja si elevavano grida: era morto il giovane concittadino Agostino Merendino. In quella notte quando tutti a Contessa Entellina erano come bloccati, impauriti e con i visi privi di sguardo nessuno si aggirava per le vie del paese. Non si vedevano forze dell’ordine, non si vedevano vigili urbani, volontari o volenterosi o uomini della Croce Rossa. Una sola persona girava, anzi correva dallo Spiazzo Greco alla Via Croja, dalla piazza del paese a Giarruso, da lì al quartiere Santa Rosalia. Una sola persona ha dovuto cercare dove stavano i vigili urbani per immetterli in servizio, rintracciare i carabinieri, creare un nucleo di soccorritori. Non esisteva allora la legge sulla Protezione Civile ma la legge della coscienza che impone  di soccorrere chi si trova in difficoltà, quella avrebbe dovuto esistere.
Quella notte solo attraverso il trentenne Francesco Di Martino la gente di Contessa Entellina potè sbloccarsi e si sbloccò dalla paralisi dell’azione, dalla paura.
I soccorsi esterni arrivarono la mattina successiva e molto, molto tardi. Solo con la luce del nuovo giorno i contessioti cominciarono a muoversi dai punti di concentramento, dai punti che Francesco Di Martino aveva fissato nella notte per aggregare una popolazione presa di sorpresa e dalla paura del terremoto.
Anni dopo Di Martino raccontò come non fu facile rintracciare giovani volenterosi che girassero per le vie del paese e verificassero se tutti gli anziani, gli invalidi avessero lasciato le abitazioni. Solo il suo correre da un punto all’altro del paese, solo il suo esempio, riuscì ad aggregare cinque o sei persone che percorsero con lui nella notte strada per strada e abitazione per abitazione. Cinque o sei persone che portarono a Giarruso, nello Spiazzo Greco, nel Ponte o nello Spiazzo Croce le decine e decine di invalidi che da soli non potevano abbandonare la loro casa.
Si, piuttosto che il Di Martino della Ricostruzione o il Di Martino del riscatto dei braccianti pre-terremoto ci è piaciuto ricordare il Di Martino che ha soccorso, quasi da solo, anziani ed invalidi, mentre la solidarietà cittadina si identificò allora solamente nei clan parentali.

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