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lunedì 3 ottobre 2011

Clinica Latteri. La sensazione: la "mission" è fare soldi; aiutare chi soffre è un concetto di altri tempi

Alcune intercettazioni
«Niente albumina che si spende troppo»
«Non gli faccio altri dieci giorni di albumina, che si spendono un putiferio di soldi a matula», viene detto nella conversazione - intercettata dalle microspie - tra due medici, Federica e Maria Teresa Latteri, quest'ultima a capo della struttura privata di Palermo che porta il nome di famiglia.

K «Per la chemio ci danno 100 euro mentre ne costa 250»
Se la costosa albumina andava eliminata dal protocollo terapeutico, i pazienti dovevano fare a meno anche del Tad, un disintossicante da poco più di due euro a fiala, somministrato dopo i chemioterapici per alleggerirne gli effetti collaterali sul fegato. «Una seduta di chemioterapia in regime di "day service" - spiega a un medico Maria Teresa Latteri, senza sospettare che una microspia sta registrando tutto - ci viene rimborsata cento euro, mentre ne costa 250».

K «Il paziente vomita, curiamolo» «Non l'hai capito che ci costa?»
L'ordine viene impartito alla dottoressa Maria Rosaria Valerio, indagata con l'accusa di aver dirottato pazienti dal policlinico, dove lavora, alla clinica privata. Ma l'oncologa non è d'accordo: «Glielo devi fare, il paziente vomita, si disidrata». «Allora - è la risposta - non hai capito che la prassi che fai tu costa alla clinica 250 euro e quello (l'assessore alla Sanità ndr) ce ne dà 100?».

K «Perché non mi avete fatto la Tad?» «Vabbé, tanto non succede nulla»
Un paziente telefona alla dottoressa Valerio: «Sono rosso in viso - dice Salvatore D. - come se avessi delle vampate. Anche negli occhi... E perché questa volta la Tad non l'avete fatta?». E il medico risponde: «Vabbè. In ogni caso non succede niente, lo può anche fare».

K «Così non si può vivere, anche per una questione di coscienza»
In un'altra occasione, la stessa dottoressa riceve lo sfogo di un collega: «Vorrei - dice l'uomo - che tu andassi a parlare con... perché oggi si sono sentiti male tutti. Così non si può vivere anche per una questione di coscienza».








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