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lunedì 15 luglio 2024

Invecchiare significa vivere (5)

 Quinta parte  

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Il professor 
Francesco M. Antonini,
scomparso nel 2008 a 87 anni. 


Con lungimiranza un po’ visionaria dei pionieri,
apri’ la strada lungo la quale molti, da subito,
si sono incamminati con passione e
determinazione: quella della vecchiaia
come età del tempo libero e della creatività. 




Ci piace riportare il pensiero del 
prof. Francesco Antonini (1920 – 2008) un pioniere della moderna geriatria: ha ricoperto (1958) presso l’Ateneo fiorentino la prima cattedra dedicata alla geriatria, mantenuta fino al 1990, e ha contribuito a fondare la società scientifica relativa (la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), che ha poi a lungo presieduto. Ha studiato e insegnato temi che le ricerche mediche sull'anziano avrebbero diffuso molti anni dopo. A lui si devono la nascita nel 1969 dell’unità coronarica di Firenze e dell’ospedale riabilitativo dei Fraticini.  Fra i suoi meriti c’è l’aver messo in luce che l’emarginazione sociale e l’abbandono degli anziani sono i fattori che concorrono a nuocere agli anziani tanto quanto e ancor di più del loro decadimento fisico. Le riflessioni risalgono a un trentennio fa, ma possiedono -a nostro giudizio- elementi di attualità.

Riflessione undicesima. 
(Procreare a sessant’anni, sostituire organi,  manipolare il segreto del DNA… cosa ci riserva la scienza?)

 L’elenco può essere lungo, e ancora sorprenderci, ma non deve sdegnare. Guardiamo alle implicazioni della fecondità protratta: quando si moriva a quarant’anni, la menopausa  era una scadenza fatale, accettata come la fine di una stagione fisiologica. Ma oggi che a sessant’anni  sappiamo di doverne vivere  almeno altri venti, c’è il tempo per crescere  e godersi un figlio!  Non è un’opportunità da cogliere  comunque, da parte di chiunque, ma chi è in grado di affrontare  da ogni punto di vista l’evento perché dovrebbe negarselo?  Protesi e trapianti, senza dubbio, miglioreranno la qualità della vita; sarà possibile persino allungare  il tempo dell’amore. L’atrofia, ma anche l’usura fisica, la stessa stanchezza  potranno essere vinte stimolando latenti cellule giovani. Di più: si potrebbe conservare il seme dei longevi per riprodurre  la loro perfezione biologica. Fantamedicina?  Se serve a rendere più equo, e più felice, il destino dell’uomo, facciamole largo. Purché non interferisca, umiliandola, nella sfera della dignità umana.

Riflessione dodicesima
(Esistono realtà dove si dà risposta all’emergenza e al bisogno degli anziani?)

Si, il Canada-British Columbia, dove i servizi per gli anziani sono affidati ad un’organizzazione non medica, grazie alla quale un solo individuo ha la responsabilità di risolvere tutti  i problemi della persona che le viene affidata. Una specie di “angelo custode”  laico, che ti difende anche dall’ospedale; come farebbe una madre, di fronte a qualunque ostacolo, per un figlio handicappato. Ciò’ ha voluto dire la scomparsa  di ospizi, cronicari, case di riposo.

Riflessione tredicesima
(Quando si arriva alla fine, negli anziani si vedono delle anime avvilite che animano corpi in disfacimento. Chi è l’uomo alla fine della sua storia?)

Un vincitore. Vinto e’ chi muore giovane, chi cade prima di arrivare in cima alla montagna. Il vecchio ha ancora dei compiti: avendo conosciuto quasi tutto il percorso, può indicarlo agli altri. E’ Adamo, o Eva, che ridanno inizio, continuamente,  a se stessi. E’ la natura che ritenta sempre, con ostinato ottimismo. Se la vecchiaia ha un talismano, questo consiste nel mantenere il sogno di quando si era giovani. Certo, lo stato economico e’ condizionante: per coloro che godono di buona salute, e di pensione adeguata, la vecchiaia è un insperato e piacevole allungamento della vita;  ma per i meno fortunati e’ una prova ingiustamente severa,  addirittura punitiva. Che umilia, proprio all’arrivo, tutto il senso del viaggio.
(Segue)

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