Scrivono gli storici siciliani Francesco Benigno (Nascita: 28 gennaio 1955) e Giuseppe Giarizzo (1927-2015):
Benché non mancassero momenti di forte tensione (fra Impero di Bisanzio e sede papale di Roma), sfociati spesso in aperti contrasti, nell'insieme la situazione resse fino all'inizio dell'VIII secolo, quando sali' sul trono di Bisanzio Leone III, un ex stratego del thema anatolico. La fatidica "scintilla" fu l'aspra lotta da lui portata avanti contro il culto delle immagini sacre (iconoclastia), culminata nell'ordinanza che ne imponeva la rimozione dalle chiese (726).
Il decreto aveva motivazioni di ordine teologico ed era in parte influenzato da fermenti religiosi orientali (si ricordi che per gli ebrei e per i mussulmani non è possibile rappresentare Dio in sembianze umane). Esso colpiva però una delle caratteristiche della religiosità bizantina, per cui suscitò una vera e propria tempesta e assunse sempre più chiaramente un carattere politico, come attacco alle Istituzioni ecclesiastiche e particolarmente ai monasteri, il cui prestigio e il cui potere si fondava anche sul possesso delle immagini sacre. In Occidente poi si trasformò in vero e proprio scontro aperto con il papa, che prima vieto' che in Italia e a Roma si pagassero le tasse dovute a Bisanzio e poi fece condannare l'iconoclastia da un Concilio. Per tutta risposta, i Bizantini confiscarono i patrimoni della Chiesa di Roma in Sicilia e in Calabria e nel 751 annessero la Chiesa siciliana e quella calabrese al Patriarcato di Costantinopoli. Il distacco da Roma non modificò tuttavia la posizione dottrinale della Chiesa di Sicilia, che rimase sempre fedele al culto delle immagini, anche se mutò la sua organizzazione gerarchica e la sua prassi liturgica. Fu allora che il Patriarca di Costantinopoli divenne capo della Chiesa siciliana, rappresentato nell'Isola dal vescovo di Siracusa che ne divenne il metropolita; si generalizzo' inoltre il passaggio dal rito latino a quello greco e si infittirono le relazioni tra il monachesimo siciliano e quello greco.
Si concludeva così il processo di bizanizzazione della Sicilia, avviato al tempo di Gregorio Magno, che sarà tanto profondo e durevole (in certe zone sopravvisse alla stessa conquista araba) da poter essere spiegato, secondo alcuni storici, solo con il riemergere di una grecita' siciliana mai venuta meno, neanche durante i lunghi secoli della presenza romana nell'Isola.
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