Il reddito di cittadinanza (RdC), nelle ultime settimane, è stato tema di controversie politiche e motivo di proteste sociali.
Vero e’ che l’abolizione del RdC era contemplata nel programma del governo Meloni. In realtà il RdC è stato abolito solo di nome, al suo posto ci ritroviamo con due diversi sussidi:
A) l’Assegno di Inclusione (Adi)
B) il Sostegno alla Formazione e al Lavoro (Sfl).
Mancano ancora tasselli perché entrambe le misure possano funzionare, a cominciare dal sistema informativo per la gestione degli accessi, lo smistamento dei richiedenti, l’incontro fra bisogni e offerte di formazione.
La comunicazione con i beneficiari è stata pessima, il percorso burocratico per l’accesso al Sfl si profila come una sorta di via crucis. Si ha inoltre l’impressione che nessuno si sia posto il problema del nesso fra riforma del RdC, salario minimo (o almeno le verifiche sul rispetto dei minimi contrattuali), agevolazioni contributive, riforma fiscale (pensiamo al vecchio problema degli incapienti). L’autunno probabilmente non sarà fresco.
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