La recente consultazione non va letta delimitando lo sgardo all'esito referendario o al risultato delle sette regioni in cui si è votato. Il significato limpido è che il populismo in Italia ha cessato di dettare la scaletta delle cose da fare.
Il Pd finora in oltre un anno di governo rosso-giallo è stato zitto, al traino dei populisti, con l'unico intento di poter (forse) influire fra un anno e mezzo nella scelta del Presidente della Repubblica; adesso col tracollo elettorale dei populisti deve dimostrare se esso è un partito della Sinistra o semplicemente un partito che segue gli umori del momento e amante del vivere da conservatori.
Si adoperi primariamente a far eliminare i due decreti sicurezza, sopratutto adesso che l'Europa vuole occuparsi di tutti i confini dell'Unione. Approfitti!
Un partito che si richiama al Riformismo non può ricevere ricette dai populisti. Sopratutto se l'elettorato ha finalmente capito che un grande paese non può inseguire le chiacchiere piuttosto che la scienza e la cultura del terzo millennio.
Il Pd allontani -in buona sostanza- la sensazione, che finora è stata palese, di essere stato lo sgabello dei populisti del terzo millennio.
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