I lettori pare che abbiano apprezzato la serie di brevi e frequenti interventi che abbiamo condotto sulla vicenda storica di Santa Maria del Bosco.
Scandaglieremo alcune pagine dell'interessante testo curato da: Maria Guttilla, mirato a ricostruire "storia e cultura artistica nell'abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro e nel suo territorio dal XII al XIX secolo". Il tutto mirato su ciò che ancora oggi è conservato fra Monreale (che detiene la stragrande maggioranza delle opere d'arte originarie da Santa Maria) e Contessa Entellina e che è stato connesso ad una mostra curata dall'Assessorato Regionale Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione.
Come sempre, non pretendiamo di essere esaurienti o di dare facili inesistenti soluzioni.
Questo Blog come tutti i pochi residenti locali ha i suoi limiti.
Siamo consapevoli che non è sufficiente essere storici e/o esperti d'arte per stimolare la crescita sociale ed economica di un territorio, e per intanto iniziamo col pubblicare l'intervento di un politico del tempo andato (2008) sul come e sul perchè -ormai tanti anni fà- si pensava di valorizzare le aree interne dell'isola anche intervenendo sui beni culturali.
Poi però, come capita quasi sempre (al 99,9% dei casi in Sicilia), non si è più parlato di crescita, sviluppo, valorizzazione .... delle aree interne. E nessuno ci prova ai livelli dove si dovrebbe.
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Dopo quarant'anni i "Tesori ritrovati" rivivono nella Chiesa di San Gaetano, a Monreale, mostrandosi in tutta la loro bellezza e magnificienza.
L'esposizione, inserita nel programma di finanziamento del P.O.R. 2000-2006, PIT 19, con comune capofila, Piana degli Albanesi, riguarda una parte del patrimonio storico, artistico e culturale appartenuto all'antica Abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro ed oggi diviso in Biblioteche, Gallerie, Musei, Chiese e sedi istituzionali tra Palermo, Monreale e Contessa Entellina.
"Tesori ritrovati 1968-2008. Storia e cultura artistica nell'abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro e nel suo territorio dal XII al XIX secolo" raccoglie le opere rintracciate nelle diverse sedi e che vengono esposte per la prima volta, a distanza di quarant'anni dal terremoto del 1968 che distrusse le strutture monumentali in un unico contesto architettonico.
Il ricco patrimonio economico e culturale dell'abbazia, fondata dai Benedettini, passata poi agli Olivetani e infine agli Agostiniani, testimoniava il ruolo centrale del complesso monastico nel vasto comprensorio del feudo che si estendeva da Sciacca a Salemi, Corleone, Bisacquino, Contessa Entellina, Giuliana, Salemi e Sciacca.
Nell'ottica di una necessaria ricostruzione storica, le opere esposte comprendono sculture in marmo e terracotta invetriata, oggetti liturgici, paramenti sacri, dipinti di Sette e Ottocento, ma anche pannelli a bassorilievo ed elementi marmorei di balaustre ed altari, ridotti in frammenti, che costituivano l'arredo decorativo della chiesa. Il valore di questa pubblicazione è segnato dal fatto che nell'ordinamento espositivo ricadono opere di grande importasnza storica e anche l'identità culturale del territorio, come testimonia il mosaico staccato della Madonna con Bambino di Calatamauro del secolo XII realizzato da un artista di Costantinopoli e i fondi librari della Biblioteca del Monastero attualmente diviso tra Contessa Entellina (Biblioteca Comunale) e Palermo (Bibliotecas Comunale e Biblioteca Centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace").
Si tratta di testimonianze tutte della tradizione culturale benedettina e proprio per questo è sembrato opportuno inserire in mostra anche dipinti, disegni e bozzetti che, pur non provenendo direttamente dal monastero, rappresentano da un lato, i legami culturali ed artistici tra l'abbazia e il territorio circostante e dall'altro, quelli con il mondo monastico.
Un plauso va alla responsabile scientifica dell'esposizione, la professoressa Mariny Guttilla, che con pazienza e molta cura ha compiuto un lungo lavoro di ricerca condotto secondo metodi di indagine storiografica e d'archivio, consultazioni di cataloghi e vecchi inventari.
Riportare alla luce e riunire tale patrimonio costituisce un importante evento nel campo della memoria storica di un popolo che in esso si identifica. L'attenzione di questo Assessorato mira, infatti, ad un recupero sempre più attento del bene culturale inteso non come opera a sé, ma come bene sociale di identità territoriale in cui le comunità interessate, di volta in volta, possano identificarsi e specchiarsi in un percorso storico di civiltà e progresso culturale.
E' convinzione nostra che impegnando sempre più spesso le comunità locali ad una sempre più approfondita conoscenza e consapevolezza del proprio patrimonio storico, artistico e architettonico, possa svilupparsi in seno ad esse anche l'interesse nel custodirlo, valorizzarlo e tramandarlo alle generazioni future.
Antonello Antinoro
Assessore regionale Beni Culturali,
Ambientali e Pubblica Istruzione
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