16 Settembre 1982
Nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila a Beirut vengono massacrate tra le 500 e le 3 mila persone (il numero è ancora oggi un contenzioso) soprattutto di fede musulmana.
L’eccidio viene perpetuato dalla collaborazione tra le Forze di Difesa Israeliane, responsabili del bombardamento, e alcuni membri delle Falangi Libanesi, partito nazionalista di matrice cristiano maronita, comandati dal leader delle Forze Libanesi Elie Hobeika e responsabili del massacro all’interno dei campi. Movente probabile: vendetta per la morte di Bashir Gemayel, eletto presidente del Libano il 23 agosto precedente e caduto vittima di un attentato due giorni prima del massacro. Dopo la morte di Gemayel, il ministro della Difesa israeliano Ariel Sharon insieme al primo ministro Menachem Begin e al Capo di Stato Maggiore Rafael Eitan decisero per l’invasione di Beirut Ovest, violando il cessate-il-fuoco. Secondo le forze di sicurezza israeliane infatti la presenza di miliziani dell’Olp in Libano si aggirava ancora intorno alle 2 mila unità. Occupato l’aeroporto di Beirut, organizzati checkpoint che impedissero l’uscita dei profughi palestinesi dai campi e iniziato il bombardamento da parte delle Fdi, le Falangi Libanesi entrarono nei campi per il rastrellamento finale.
(dalla Rivista Limes)
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