Intervento
Il titolo della mostra, "Tesori ritrovati 1968-2008", sottolinea l'importanza dell'evento. Nel dicembre del 2008, infatti, il visitatore ha potuto vedere una parte importante del patrimonio storico, artistico e culturale appartenuto all'antica Abbazia di Santa Maria del Bosco e normalmente diviso in tante sedi: biblioteche, gallerie, musei, chiese e altri luoghi istituzionali di Palermo, Monreale e Contessa Entellina.
Alla base dell'evento sta il progetto di riunire in una sola sede espositiva quanto era stato disperso a causa del sisma che nel 1968 colpì la Valle del Belice e si risentì in tutta la Sicilia Occidentale. Proprio quest'ultima, se vogliamo, è la protagonista sul piano storico e culturale dell'evento espositivo: l'asse ideale che si è venuto a creare tra le due sedi prescelte per la mostra -la chiesa di San Gaetano di Monreale e la chiesa della santissima Annunziata e di SAn Nicolò di Contessa Entellina- evidenzia e mette in valore la centralità che per tale contesto territoriale costituisce il patrimonio storico e artistico dell'Abbazia di Calatamauro. Tale complesso monastico che, come sappiamo, fu fondato dai Benedettini e passò poi agli Olivetani e infine agli Agostiniani esercitò un ruolo preminente, e non soltanto sul piano spirituale, grazie all'estensione del feudo in una vasta regione dell'entroterra siciliano, comprendente Salemi, Corleone, Bisacquino, Contessa Entellina, Giuliana e, sulla costa, Sciacca.
Non si può apprezzare in tutto il suo valore l'importanza delle opere messe in mostra se le si considera avulse dal ruolo strategico esercitato dall'Arcivescovo di Monreale nello sviluppo politico, economico e culturale di tutta la Sicilia occidentale fin dal 1176, a partire dal momento in cui Guglielmo II concesse i primi beni in signoria feudale e i primi privilegi. L'influenza dei Benedettini si estese e penetrò sempre più in profondità quando si estese, grazie a successive donazioni, il loro campo d'azione e l'autorità temporale dell'Arcivescovo di Monreale.
Un patrimonio così ricco e culturalmente significativo, che culmina in opere come il busto marmoreo di Eleonora d'Aragona di Francesco Laurana, non a caso eletto a emblema della mostra stessa, mette in risalto la plurisecolare influenza storica e artistica esercitata da una presenza religiosa di tale rilievo.
Per questo motivo, e per altri che non sfugiranno a chi si troverà in mano un catalogo così curato e di così pregevole fattura , siamo grati a Mariny Guttilla e ai suoi collaboratori per avere dotato la nostra regione ed un luogo ad alta suggestione come Santa Maria del Bosco di un così prezioso strumento per la comprensione della sua storia e dello straordinario patrimonio sedimentato nel suo territorio.
Vincenzo Guarrasi
Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia
dell'Università degli Studi di Palermo
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