In Italia, paese per tanti secoli, durante il Medio Evo e poi prima del Risorgimento, sottomesso ad altri stati e a culture diverse, è rimasta in vasti strati della popolazione una sorta di sudditanza psicologica, che è -soprattutto nel Sud- diventata mentalità diffusa, secondo cui bisogna sempre mostrare riverenza e sottomissione a chi occupa posizioni sociali di qualche rilievo. Conseguenza di questo tipo relazionale è che l'idea di "libertà" intesa come insieme di diritti da difendere e doveri da compiere rispetto alla propria collettività, al proprio Stato, è molto, fin troppo, affievolita.
Nel piccolo dei nostri paesini di Sicilia è abituale rivolgersi ad un maggiorente locale per ottenere ciò che la legge prescrive debba essere riconosciuto senz'altro, ciò che compete in quanto lecito e legittimo (dall'attestato ad una autorizzazione legittima, ... persino la pensione di vecchiaia).
Sudditanza psicologica viene definito questo comportamento che -conseguenzialmente- alimenta comportamenti da sotterfugi, di furbizia, di inganni con scappatoie e rimedi.
Da un libro di Corrado Augias, estrapolo l'espressione surreale a modo di minaccia di un uomo politico che, secondo i giornali di non molti anni fa, aveva avuto pagato il suo appartamento romano da altri. Quel politico proruppe: "Se scopro che qualcuno ha pagato a mia insaputa la mia casa lo denuncio".
Augias, ispiratore complessivo della presente pagina e in un certo senso suggeritore, rimarca che una simile battuta non sarebbe mai venuta in mente nemmeno a Totò. Quanto dire.
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