7 Settembre 1938
In Italia viene promulgato il Regio decreto n. 1381 – Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri.
Il popolo italiano non era mai stato particolarmente razzista, né nel nostro Paese le manifestazioni di antisemitismo avevano raggiunto i livelli di certi Paesi del Nord Europa. Ma con la conquista dell’Etiopia nel 1936 e la retorica sulla costruzione dell’Impero, il razzismo italiano aveva fatto passi da gigante, tanto che nel 1937 furono emanate leggi contro i matrimoni misti e le unioni more uxorio, punibili con il carcere sino a cinque anni. Nel 1934, gli arresti a Torino di alcuni antifascisti di «Giustizia e Libertà», alcuni dei quali esponenti della comunità ebraica come Leone Ginzburg e Carlo Levi, avevano ravvivato l’antisemitismo dei fascisti più estremisti (e razzisti) come Telesio Interlandi sul «Tevere» e Roberto Farinacci su «Il regime fascista» (nella foto, un negozio ebraico fatto chiudere dal regime).
Molti illustri docenti sono costretti all’esilio (come Enrico Fermi, che ha una moglie ebrea); altri costretti al silenzio e alla miseria, esclusi da quegli istituti che hanno creato, come Tullio Levi Civita (fisico e matematico), che si vede persino negare l’ingresso alla biblioteca del suo Istituto di Matematica della Università di Roma dal nuovo direttore, Francesco Severi. La stessa tragica sorte subiscono 400 dipendenti pubblici, 500 dipendenti privati, 150 militari e 2500 professionisti, che perdono i loro posti di lavoro e vengono ricacciati nel nulla, senza possibilità non solo di proseguire la loro carriera, ma spesso anche di sopravvivere. Gli episodi di violenza fisica da parte fascista sono per fortuna contenuti (qualche incidente si verifica solo a Roma, Trieste, Ferrara, Ancona e Livorno)
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