Alfonso Bugea AGRIGENTO
··· Terra bruciata
attorno al superiatitante Matteo Messina Denaro. Cartolina con dedica, l'hanno
scritta i carabinieri del Ros e del comando provinciale diAgrigento, indagando
su Leo Sutera detto «il professore», considerato il principale esponente del
mandamento mafioso di Sambuca di Sicilia, ritenuto fra il 2010 e 2012 il capo
della provincia diAgrigento. I carabinieri sono riusciti a documentare una
serie di incontri riservati fra il boss ed esponenti mafiosi delle province di
Agrigento e Palermo nelle campagne di Sambuca di Sicilia. L'inchiesta avviata
nel 2009 e coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti
Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Claudio Camilleri, ha permesso di
accertare, sulla base del livello delle persone coinvolte e per le moda lità di
svolgimento degli incontri, che quei vertici fossero funzionali alla
pianificazione di comuni strategie criminali di portata extraprovinciale. Gli
incontri non avvenivano mai nello stesso luogo, mai all'interno di fabbricati
e, come ulteriore esasperata forma di prudenza, i partecipanti erano soliti
camminare per i campi allo scopo di neutralizzare l'eventuale presenza di
microspie.
Leo Sutera - arrestato nel giugno del 2012 e condannato a 3 anni di
reclusione per associazione manosa, pena che ha già scontato ma sulla quale
pende un ricorso in Cassazione presentato dalla difesa - si avvaleva, secondo
la Procura, di un collaudato e fedele circuito di favoreggiatori incaricato di
procedere ai sopralluoghi nell'area scelta per gli incontri, costituire una
cintura di sicurezza della zona e prelevare i partecipanti da portare al
cospetto del capomafia. L'inchiesta «Triokola», durata 5 anni, ha permesso di
documentare come gli indagati si avvalessero del consueto e sperimentato metodo
dei «pizzini» per comunicare tra loro, evidenziando, inoltre, la possibile
esistenza di un canale di collegamento tra il boss Leo Sutera ed il super
latitante Matteo Messina Denaro. I 7 arrestati, per associazione mafiosa, sono
Giuseppe Genova, inteso «Salvatore», 51 anni, ritenuto il capo della famiglia
mafiosa di Burgio; Andrea La Puma, 69 anni, ritenuto uomo di fiducia di Leo
Sutera, ed il Figlio Salvatore La Puma di 40 anni. A Sambuca di Sicilia sono
stati arrestati Gaspare Ciaccio di 32 anni, Vincenzo Buscemi di 64 anni e Luigi
Alberto La Sala di 32 anni. Ordinanza di custodia cautelare in carcere
notificata anche a Massimo Tarantino, 45 anni, già detenuto per altra causa.
I
carabinieri hanno documentato gli incontri di Leo Sutera con Giuseppe
«Salvatore» Genova, Cosimo Michele Sciarabba, uomo d'onore della famiglia di
Misilmeri, figlio di Salvatore (già reggente della famiglia di Misilmeri e del
mandamento di Belmonte Mezzagno-Misilmeri dopo l'arresto del capo mandamento Benedetto
Spera) e con Gaetano Maranzano, uomo d'onore della famiglia di
Palermo-Cruillas. Sciarabba e Maranzano sono stati arrestati nel giugno del
2013 perché ritenuti esponenti di spicco dei loro mandamenti mafiosi, tanto da
essere presenti alla riunione dei capi mandamento di Palermo il 7 febbraio del
2011 all'intemo del ristorante Villa Pensabene.
Secondo l'accusa, il supporto
logistico era garantito da Andrea e Salvatore La Puma, agricoltori di Sambuca
di Sicilia e strettamente legati a Sutera, e da Gaspare Giaccio, Vincenzo
Buscemi, Massimo Tarantino e Luigi La Scala. L'inchiesta «Eden 5, Triokola» prevedeva la cattura di
venticinque persone, comprese quelle arrestate ieri. Tra coloro i quali hanno
evitato il carcere ci sono nomi già noti alle cronache di mafia, a cominciare
da Totò Di Ganci, il bancario di Polizzi Generosa da decenni residente a
Sciacca, finito al centro di più inchieste antimafia e condannato in via
definitiva. Per anni latitante, venne arrestato a Palermo, si nascondeva in un
piccolo appartemento preso in affitto a pochi passi dal Politeama, nello stesso
pianerottolo di uno studio medico.
Tra coloro per i quali è stato chiesto
l'ordine di custodia anche esponenti del «Gotha» di Cosa nostra agrigentina,
versante Valle del Belice e famiglia di Cianciana, Burgio e Favara. Per tutti
il Gip, Maria Pino, ha però ritenuto di non dover firmare il provvedimento
cautelare. Possibile il ricorso da parte dei pubblici ministeri.
Per il
ministro dell'Interno Augelino Aitano questa è «un'altra importante operazione
dei Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento, coordinati
egregiamente dai magistrati, eseguite nell'area dell'Agrigentino, risultato di
un lavoro di investigazione complesso, che ha dato un duro colpo al mandamento
mafioso di Sambuca di Sicilia e che ha permesso la ricostruzione di una mappa
dei vertici del clan mafioso agrigentino, in stretto collegamento con il boss
latitante Matteo Messina Denaro.
La squadra Stato è sempre più forte e il
controllo del territorio è il fronte più immediato in cui la sua forza si
misura».
«Un risultato importante sul piano della lotta alla mafia in provincia
di Agrigento», dice il deputato nazionale del Partito democratico Maria lacono.
«Lo Stato - aggiunge - ha ottenuto un risultato significativo, colpendo la rete
di rapporti di Matteo Messina Denaro nell'Agrigentino».
«Il mio plauso agli
inquirenti e alle forze dell'ordine che con il blitz di oggi - dice Mariagrazia
Brandara del Consorzio per la legalità e sviluppo - hanno indebolito la criminalità
organizzata, ridato fiducia alla gente onesta e dimostrato che la strada della
legalità è costantemente edificata»
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