LA REPUBBLICA
È la mafia del Borgo dei Borghi, Sambuca di
Sicilia, che si è aggiudicato il titolo di angolo d'Italia più bello per il
2016 nel concorso della trasmissione Rai "Alle falde del
Kilimangiaro".
E proprio qui Cosa nostra, in queste terre, agiva e "bonificava"
le campagne per organizzare summit mafiosi "sicuri". Il capo mafia
agrigentino Leo Sutera, ritenuto uno degli "agenti" del
superlatitante Matteo Messina Denaro, aveva bisogno di luoghi blindati, così i
suoi uomini a "bonificavano" i campi dove lui, poi, si intratteneva
con i mafiosi di altre province.
Incontri che non avvenivano mai sotto gli
alberi o davanti a ruderi o abitazioni, hanno accertato i carabinieri del Ros
che hanno arrestato sette persone.
È l'ennesimo blitz per fare terra bruciata
attorno al superlatitante Matteo Messina Denaro. In manette, ieri, sono finiti
Giuseppe Genova, accusato di essere il capo della famiglia mafiosa di Burgio
(Agrigento), Andrea e Salvatore La Puma, padre e figlio, Gaspare Ciaccio,
Vincenzo Buscemi. Massimo Tarantino e Luigi Alberto La Sala.
Le indagini,
coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Maurizio Scalia,
hanno svelato il rigido controllo del territorio effettuato dalla rete dei
fedelissimi di Leo Sutera, il capomafia soprannominato il "professore".
Il Ros è riuscito comunque a filmare in aperta campagna gli incontri, che
risalgono al periodo 2010-2012. Gli ospiti più autorevoli del
"professore" erano due giovani capimafia di Palermo, Salvatore
Sciarabba e Gaetano Maranzano. Secondo i carabinieri e il pool di magistrati
coordinato dal procuratore aggiunto Teresa Principato, stavano per essere
accreditati alla corte di Matteo Messina Denaro. Ma poi un blitz della polizia
disposto dalla procura di Palermo portò in carcere Sutera per alcune estorsioni.
Un blitz che scatenò diverse polemiche in procura, tanto che il Ros per un
periodo si ritirò dalla ricerche dell'ultima primula rossa. Era il 2013. La
pista di Sambuca andò in fumo. Secondo i carabinieri del Ros, infatti, era
proprio Sutera il "filtro" per arrivare al superlatitante Matteo
Messina Denaro. Sono rimaste, però, le fotografie che ritraggono il
"professore" in aperta campagna mentre legge un pizzino,
probabilmente inviato dal superlatitante Messina Denaro. Un pizzino che, però,
è rimasto solo impresso in quelle foto e sul quale non sono più emersi
dettagli.
In quei mesi, anche i servizi segreti avevano avvertito che quegli
incontri nelle campagne di Sambuca di Sicilia avrebbero potuto portare alla
primula rossa di Cosa nostra. Un'altra preziosa occasione mancata. Ecco il
perché di tante attenzioni a Sambuca: una rete di agricoltori e di pastori si
occupava di bonificare la zona degli incontri, e poi scortava i visitatori fino
a destinazione. E gli incontri erano all'insegna della massima riservatezza e
della prudenza.
I boss camminavano per chilometri in aperta campagna prima di
aprire bocca. Poi, quando si sentivano al sicuro da occhi indiscreti iniziavano
a conversare sugli affari di mafia. Non sapevano, però, che a distanza c'erano
le telecamere dei carabinieri a riprenderli. E i militari si mimetizzavano bene
proprio lì, tra gli alberi del borgo più bello d'Italia, a pochi chilometri dal
mare di Menfi, da Sciacca e dal Parco archeologico di Selinunte, e che vanta
una storia antica che affonda le radici negli anni della dominazione araba.
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