CORRIERE DELLA SERA
Erri De Luca
Ciao socio, compare, fratello che
non mi è capitato in famiglia e che ho cercato intorno, grazie di accomunarmi
al libro della tua vita.
Hai messo insieme pezzi del tuo
tempo senza ricavarne un'autobiografia, perché non riesci a dire di te senza
gli altri. Ti scansi dal centro, lasci il tuo capitolo all'ospite di turno.
La
tua diventa una multibiografia di persone e di luoghi, dove sei anche tu. Leggo
una festa di nozze campestri a gola piena di canti, leggo Jean-Claude Izzo
scrittore di Marsiglia commosso da una canzone di Roberto Murolo perché la
cantava suo padre, e poi Torino metallica e meccanica con il mercato di Porta
Palazzo dove inventi una nascita d'inverno ma con i fiori e il fiato che
svapora.
Leggo Tino salvato in mare,
sbarcato al molo di nostra madre terra Lampedusa, tenuto in vita da due occhi
di donna sconosciuta, insaccata nello stesso viaggio, separato da lei allo
smistamento, rivista mai più.
Leggo una ragazza da stazione,
mezza assiderata da caricare in auto per darle, e non comprarle, il calore. E
gli uomini che si affacciano al parabrezza per strofinare il vetro e quelli che
chiedono con il palmo vuoto la moneta del passante, viceré della provvidenza,
dissociato tra rigetto e abbraccio.
Leggo il violinista albanese e il
venditore di tappeti Abdel, i figli aspettati nel corridoio di una sala parto,
i genitori contenti della tua divisa ferroviaria, leggo la tua folla per
cercarti nel tempo precedente ai nostri incontri. Poi sono venute sui palchi le
nostre ore liete e concrete, insieme a Gabriele Mirabassi, poi solo noi due.
Leggo la tua vita numerosa di altri, la tua scrittura a maglia di catena che li
tiene insieme. Insieme siamo andati dietro all'emigrazione cetacea venuta a
spiaggiarsi da noi. È una balena bianca nutrita con il plancton delle vite
disperse e trasportate, il mare in persona che le nutre e se ne nutre, il mare
che per noi non potrà più somigliare a quello delle gite, da quando abbiamo
visto i viaggiatori m corpo alla balena bianca.
Noi che siamo il contrario di
Achab. Intitoli Da questa parte del mare le tue pagine di uomo di entroterra,
intriso di onde come un pescatore di coralli. E io, nato sul bordo del Tirreno,
ho pescato fossili marini sulle Dolomiti. Siamo del Mediterraneo, da Marsiglia
al Cairo, da Istanbul a Barcellona. Apparteniamo al vasto meridione del mondo,
eravamo fatti per incontrarci in qualche piazza affollata e forse ci eravamo
già sfiorati in qualche baraonda. Su tuo invito sono salito sulle tavole
rialzate di un palco, chiamando con noi il nostro cavaliere preferito, il
sobbalzato, lo scaraventato, il disarcionato Chisciotte.
Abbiamo amato i
pellegrini per vocazione e quelli per forza maggiore. Li abbiamo accolti nei
canti e nelle stanze, inaugurando per tempo un principio di coro.
Noi li guardiamo
da questa parte del mare, sapendo di stare dalla stessa parte di tempo, di
campo, di mare.
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