AULA VUOTA: RENZI PUNTA AL REFERENDUM COSTITUZIONALE D'AUTUNNO
Renzi punta dritto alle opposizioni, anche se in aula non le trova.
Lo abbandonano dopo aver spiegato i motivi della scelta di lasciare la seduta. L’aria è grave nell’emiciclo. C’è il Pd – ma non tutto – e Ncd. Stop.
Renzi risponde punto per punto ma per pochi. “Democrazia non è fuggire dall’aula”.
Sono 17 i punti. Tanti quanti l’anno della legislatura: la diciassettesima, tribolata ma “legislatura delle riforme”, sottolinea Renzi, “siamo qui perché un senatore a vita, Giorgio Napolitano, ha voluto un governo per le riforme”. Il premier parla stretto al banco del governo che fa il tutto esaurito: i ministri mancanti sono sostituiti da sottosegretari e viceministri.
Di fronte, aula vuota.
Renzi può girarsi solo a sinistra, l’unica ala dove i banchi sono più o meno pieni. E cita Dossetti e la sua “critica al sistema bicamerale”. Terracini che difese “l’iniziativa di governo per riformare la Costituzione”. Calamandrei: “La democrazia che non decide è l’anticamera della dittatura”. E qui, tra “riforme e Italicum, ci accingiamo ad andare verso un modello di democrazia decidente”, sentenzia.
Il Pd – esclusi Cuperlo, Speranza e altri della minoranza – si alza in piedi ad applaudire.
Renzi esce in Transatlantico e si intrattiene con i crnisti: “Ho dovuto fare un intervento nel merito, punto per punto, ho voluto mettere agli atti il fatto che anche Dossetti criticava il bicameralismo… E quando l’ho citato ho visto che dalla parte di Delrio si tremava…”, ammicca ridendo all’altro ex Democristiano e molto vicino a Delrio, Matteo Richetti.
“Siamo sotto attacco – confida un renziano doc in Transatlantico – ma d’altronde questo cercavamo: abbiamo scontentato un po’ di circoli…”.
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