Perchè la consultazione sia valida devono recarsi alle urne 25.393.170 di elettori (la metà più uno del corpo elettorale). È una cifra piuttosto alta da raggiungere e verosimilmente il premier Renzi, alla luce delle sue recenti prese di posizione, conta proprio sulla difficoltà che possa essere raggiunto il quorum.
Il voto è libero, il suo esercizio -nel nostro ordinamento- è un dovere civico. Lo dice la Costituzione.
Una cosa è certa e palpabile: votare, recarsi alle urne, in democrazia è la cosa più bella che ci sia.
Non c'è dubbio, che il quesito sulle trivelle entro 12 miglia (sono le acque territoriali e nel blog ne abbiamo trattato approfondendo alcuni concetti di diritto costituzionale) è arduo per molta gente. Non tutti i cittadini possiedono il bagaglio culturale per decidere con scienza e coscienza sulla problematica. Bisognerebbe possedere discrete conoscenze di economia, merceologia, geologia, contrattualistica con le società petrolifere etc. etc.
In considerazione della difficoltà intrinseca del quesito, il mondo politico (di maggioranza e di opposizione) ha politicizzato l'evento "referendum". A questo ha contribuito peraltro il concomitante ennesimo scandalo "petrolio in Basilicata" che ha indotto la ministra Guidi a dimettersi.
Allora ?
Il punto ormai non è il quesito referendario in sè, è la direzione che ciascuno di noi (col nostro ristretto bagaglio culturale) vorrebbe imprimere alla più generale politica energetica italiana.
Dal risultato del referendum uscirà un orientamento, che -come già capitato in passato- ciascun partito politico giudicherà e valuterà nel modo più vario e divaricante rispetto agli altri partiti.
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