GIORNALE DI SICILIA
La campagna elettorale per le regionali 2017 è
aperta. E si apre dal palco della «Leopolda» con la sfida di Davide Faraone e
dei renziani a Crocetta e con l'annuncio delle primarie.
Il pubblico cresce
nell'arco della mattinata, fra le prime file deputati e assessori di area,
nessun alleato. Sul palco i primi interventi, la parola d'ordine è cambiamenti,
che poi è anche il titolo vero dell'iniziativa ribattezzata «Leopolda» perché
ricorda quella di Renzi a Firenze.
Giannini e i fondi per la ricerca. C'è l'appello
accorato del medico lampedusano Pietro Bartolo: «Le storie di questi migranti
sono storie di torture, guerre, violenza - ha detto il medico che ha ricevuto
un riconoscimento dall'Ordine - Bisogna fare in modo che il messaggio arrivi
perché questa vergognosa pagina dell'umanità abbia fine».
C'è l'applauso che
strappa l'ex ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer e l'intervento
dell'attuale ministro Stefania Giannini che parla di fondi per l'Università
(«II piano nazionale della ricerca con le politiche per l'Università è l'asse
prioritario per il Paese, ci sono 438 milioni per il Sud») e di concorso
(«Quello che si apre ufficialmente, con la prima prova il 28 aprile, conta 18
mila candidati dalla Sicilia per 4 mila posti nella regione. Il contributo è una
classe di insegnanti sempre più giovane»).
Faraone e il video di Vecchioni. Ma
l'attesa è tutta per il discorso di Faraone. Che rompe nettamente con l'operato
di questo governo. Prima di iniziare scorrono le immagini di Roberto Vecchioni
quando qualche mese fa, nell'aula magna di Ingegneria, inveì contro la Sicilia,
contro «la Sicilia che non si difende, la Sicilia che si butta via».
È l'assist
creato ad arte per Faraone. Il sottosegretario inizia parlando della tre giorni
alle ex Fabbriche Sandron ed è una sorta di manifesto, di programma. «Abbiamo
visto le start-up - dice -, imprese che non hanno ricevuto il sostegno delle
istituzioni perché queste sono troppo impegnate a dare risposte a problemi del
passato». Parla del cambiamento della società, del mondo del lavoro che è
cambiato e di legge elettorale «che deve dare stabilità».
L'autonomia e i
ritardi. «Noi non abbiamo paura del cambiamento - dice - e da qui dobbiamo
partire. Siamo sempre indietro, costretti a stare indietro dallo Statuto
speciale che abbiamo usato finora come muro». Autonomia che, dice il
sottosegretario, ci ha penalizzato quando si è trattato di «ex Province, di
tagli ai costi della politica, di pensioni. Fino a qualche mese c'erano ancora
baby pensionati grazie alla legge 104».
No all'antimafia di facciata. «Questa
legislatura si fondava sul trinomio antimafia, impresa, politica - continua -
ma non esiste più». Attacca «l'antimafia di facciata» e dice: «La colpa è di
chi l'ha usata per fare carriera. Ho cercato un sinonimo ma non c'è. E allora
meglio riappropriarci di questa parola e cacciare chi l'ha utilizzata in
maniera impropria».
I fondi europei. «Fra 2014 e 2020 ci saranno 14 miliardi da
spendere. Dovremo spenderli per non essere più fra le regioni obiettivo, non
per continuare a restarci e prendere soldi per coprire la spesa corrente,
com'era con la Cassa per il Mezzogiorno».
Rimpasti e governo. Boccia quella che
chiama « rimpastite acuta» e dice: «Di fronte a questo caos abbiamo creato una
nuova giunta perché abbiamo capito che era più facile raddrizzare la torre di
Pisa che andare a nuove elezioni. In questa giunta abbiamo messo i nostri
migliori uomini e donne che sono impegnati per limitare i danni di una guida
incauta».
Parla di bilancio («che stiamo risanando»), di personale («Paghiamo stipendi? rendiamo produttivo questo personale, impensabile che i musei restino chiusi»), di acqua («servono ambiti ottimali più ampi, ogni Comune non può avere propri impianti»), di rifiuti («ovunque i termovalorizzatori funzionano, dobbiamo essere bravi a non far fare affari»).
Parla di bilancio («che stiamo risanando»), di personale («Paghiamo stipendi? rendiamo produttivo questo personale, impensabile che i musei restino chiusi»), di acqua («servono ambiti ottimali più ampi, ogni Comune non può avere propri impianti»), di rifiuti («ovunque i termovalorizzatori funzionano, dobbiamo essere bravi a non far fare affari»).
La bocciatura di Crocetta. «Se dicessi sì a un presidente ricandidato, sarei da
Tso».
Non usa parafrasi, boccia il Crocetta bis e aggiunge: «Si arriverà alla
scadenza della legislatura, per costruire il futuro, lo stiamo facendo con gli
assessori».
Le primarie. «Potremmo chiedere a Renzi di scegliere il candidato ma
non lo faremo, sarebbe troppo facile. Chiunque si vorrà candidare può farlo ma
alle primarie».
La strada sembra segnata. Resta solo da sciogliere il dubbio se
Faraone sarà candidato o meno ma a questa domanda lui non risponde.
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Sul palco
anche l'ex ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer e l'attuale ministro
Stefania Giannini che parla di fondi per l'Università e concorsi dei docenti
nelle scuole
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