Renzi rottamatore auspicava (dagli altri) democrazia,
Napolitano presidente invitava tutti ad andare a votare
Tutti siamo consapevoli quanto sia importante recitare bene il ruolo che ci viene assegnato nella vita e quanto sia importante tenere a bada l’autenticità per scalare le gerarchie del potere.
E’ raro, molto raro, trovare ai massimi livelli del potere uomini con un alto grado di sincerità.
Lo sappiamo, lo accettiamo, ne prendiamo atto al punto da stupirci se qualcuno se ne stupisce.
Chi è a capo di una struttura deve ottemperare l’antico adagio del Cardinal Carlo Carafa che nel XVI secolo disse “Il mondo vuole essere ingannato, dunque lo si inganni”.
L’esercizio del potere ai massimi livelli si traduce in una patologica quanto abitudinaria assuefazione alla rinuncia alla autenticità ed alla verità.
Uno stile -questo- ammirato anche dal basso, visto che la modernità espressa dalla democrazia, si declina nella confusione tra merito e successo, tra potere e valore, tra onestà e ambizioni.
Il potere è equivoco, l’ammirazione generale per il potere lo è altrettanto, il suo prezzo al dettaglio è la disponibilità al sotterfugio.
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