La Repubblica-Palermo
GIORGIO RUTA
E' L'ULTIMO tassello di un lungo disastro. Il pilone inclinato sulla Palermo-Sciacca che ha portato alla chiusura per qualche
ora dello "scorrimento veloce", all'altezza di San Giuseppe Jato, è
l'ennesimo campanello d'allarme di una viabilità al collasso.
Nella Sicilia
delle frane, dei viadotti crollati e dei cantieri infiniti c'è poco da
sorridere guardando le tante strade chiuse e i pochi fondi per la manutenzione.
«Nessun problema per la sicurezza», ribadisce l'Anas dopo la riapertura della
statale. Ieri i tecnici hanno effettuato un sopralluogo.
Nell'area del viadotto sono stati installati dei
sensori per monitorare il viadotto. Il problema è noto da almeno cinque anni. Ma
ad oggi nessun intervenuto, lo si farà, garantisce l'Anas, con i fondi del
piano quinquennale 2015-2019.
In tutto, per la viabilità siciliana, sono
previsti 3,3 miliardi per la sicurezza della rete stradale, una quota sarà
dedicata alla manutenzione straordinaria dei viadotti. Intanto, la Regione ha
chiesto all'Anas di avere la lista delle criticità e l'assessore alle
Infrastrutture Giovanni Pistorio incontrerà oggi il presidente dell'Anas,
Gianni Vittorio Armani. «Quello che è successo ci invita a essere molto
attenti. Affronteremo una discussione sul futuro delle nostre strade», dice
Pistorio.
Una discussione di certo non facile: la Regione ha un debito di circa
400 milioni di euro nei confronti dell'Anas. Il 2015 è l'annus horribilis della
viabilità siciliana. Il 10 aprile è ceduto il viadotto Himera sulla
Palermo-Catania, dividendo la regione in due. Ad ottobre una frana, invece, ha
travolto la Messina-Catania. Una carreggiata è ancora chiusa: potrebbero
servire due anni per ritornare alla normalità perché bisogna intervenire sulla
collina, oltre a costruire una galleria para massi. Se il 2015 è da
dimenticare, gli ultimi giorni dell'anno scorso non hanno lasciato buoni
ricordi. A crollare, alla vigilia di Capodanno, fu il viadotto Scorciavacche
sulla Palermo-Agrigento, inaugurato da pochi giorni. E di certo non lascia ben
sperare l'ultimo caso che ha colpito la Tecnis: la settimana scorsa sono stati
sequestrati cinque piloni del viadotto Salso e parti di una galleria sulla
Caltanissetta-Agrigento: «Utilizzato materiale non conforme», è l'accusa.
La
lista delle criticità è lunga. Partiamo dalla A19, proprio dove una frana ha
travolto i piloni del viadotto Himera. L'autostrada che collega i due centri
più importanti è un continuo zigzag. A maggio la procura di Caltanissetta ha
sequestrato il viadotto Cinque Archi, transitabile soltanto a una carreggiata. Il Genio civile in una relazione aveva segnalato il rischio cedimento del ponte
a causa del fiume che starebbe erodendo i piloni. Proprio sotto l'autostrada un
ponticello che collega il comune di Villarosa all'A19 non è transitabile da
marzo per lo stesso motivo, costringendo gli automobilisti ad allungare il
percorso di mezz'ora. Restando sulla Palermo-Catania non gode di ottima salute
neanche il viadotto Cannatello, vicino lo svincolo di Resuttana. Quattro
chilometri percorribili soltanto a una carreggiata per senso di marcia perché
la struttura da segni di cedimento. Sotto osservazione anche il viadotto Mulinello,
che collega la statale di Aidone all'autostrada.
«Quello delle strade primarie
siciliane è uno dei più grossi problemi dell'Isola. Il nostro sistema viario è
più fragile di quanto osavamo immaginare. La causa? Poche manutenzioni»,
osserva Franco Tarantino della Fillea Cgil. Ora Anas promette 800 milioni di
euro di investimento sulla A19. «Sono lavori superficiali, servirebbero
interventi strutturali», ragiona la deputata del Movimento 5 Stelle, Azzurra
Cancelleri. Anche nella Palermo-Messina e nella Messina-Catania, gestite
dal Cas, servono interventi. A breve partiranno i lavori per il viadotto
Ritiro, vicino alla città dello Stretto, programmati anche quelli sul viadotto
Pistavecchia, a Campofelice di Roccella. È stato stanziato pure un milione e mezzo
per tutti i cavalcavia sulle autostrade gestite dal consorzio.
La situazione è
grave nelle vie principali dell'Isola, ma è ancora peggio nelle strade
secondarie. La provincia con il record di strade chiuse è Enna: su 120 strade
provinciali 50 sono intransitabili. Da due anni non c'è più la via che collega
Centuripe al pronto soccorso più vicino, quello di Paterno. Bisogna percorrere
35 chilometri in più. La panoramica di Enna è chiusa per causa crolli da sette
anni. «Ancora non è stato fatto nessun lavoro. Una gara era andata in porto,
dopo vari ricorsi al Tar. Poi un altro crollo ha colpito la zona e si è
rifermato tutto», racconta Alfredo Schillirò della FilleaCgil.
Enna non è un
caso isolato. Il Movimento 5 Stelle ha segnalato al capo della protezione
civile regionale, Calogero Foti, 110 strade secondarie che hanno bisogno di
interventi urgenti, nelle provincie di Palermo, Caltanissetta. Trapani,
Messina, Agrigento e appunto Enna. «Le provincie e i comuni non hanno soldi,
le conseguenze sono queste. Serve un new deal», ragiona Franco Spanò della Filt
Cgil.
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