IDENTITA' E CULTURA
Il processo di costruzione identitaria non avviene all’interno dell’individuo in condizioni di isolamento, non e' frutto di processi biologici, bensì ha natura sociale, si definisce nell’interazione e nel vivere all'interno delle realta' umane con altri membri della società e nel contesto culturale in cui ognuno vive.
Ne abbiamo fatto cenno in precedenti scritti su questo tema.
Mentre ognuno di questi gruppi contribuisce – anche se in gradi e forme diverse – a conferirci una specifica identità, nessuno di essi può essere considerato come la nostra unica categoria di appartenenza.
L’identità si costruisce quindi sull’alterità, in un processo di negoziazione continua, che la rende un costrutto mutevole mai dato per sempre; inoltre, la sua natura sociale ne provoca la scomposizione in tante diverse sfaccettature quante sono le appartenenze del soggetto, configurandola come un’entità tutt’altro che monolitica.
Caratteristica significativa del concetto di identità e' che risponde al fondamentale bisogno dell’individuo di sentirsi simile agli altri e, allo stesso tempo, - lo abbiamo gia' rimarcato- di differenziarsene, affermando la propria unicità.
E' di facile constatazione il forte legame esistente fra comunità, territorio e cultura. Quest’ultima, infatti, si genera in un insieme di attività, usi, modi di vita e valori che un gruppo umano, insediato in un territorio e parlante una certa lingua (arbëresh), utilizza per rispondere alle proprie esigenze e ai propri bisogni, “pratici” e spirituali, e per dare un senso al mondo.
Il complesso di tali attività e attitudini, sedimentandosi nel tempo, diventa per il gruppo in questione una chiave di lettura della realtà che si tramanda di generazione in generazione e si fa “tradizione”.
La tradizione nasce pertanto all’interno di un gruppo sociale unito, caratterizzato da forti relazioni sociali al suo interno e stabilmente insediato in un territorio, per il quale nutre forte senso di radicamento.
Tradizione e appartenenza all’ambiente di vita diventano a loro volta la base dell’identità culturale della comunità, dando ai suoi membri coesione e senso di continuità con il passato. Si tratta di riferimenti esistenziali importanti, la cui intensità può permanere nel tempo anche nel caso in cui si verifichino cambiamenti della struttura sociale o si affermino nuovi sistemi valoriali attraverso i quali dare senso alla realtà: l’identità culturale, infatti, come tutti gli altri tipi di identità, non è un costrutto monolitico esente dai cambiamenti; essa, tuttavia, ha appunto natura in parte “inconsapevole”, ossia fa sempre riferimento ad un senso di “comune origine”, anche quando questo sia affievolito o quadi smarrito.
Nella complessità delle attuali società contemporanee, tuttavia, il concetto di cultura e, conseguentemente, quello di identità culturale sembrano continuare ad assumere parte essenziale del loro significato dal legame con un territorio e con una popolazione che lo abita.
A proposito del concetto di cultura, il sociologo U. Bernardi (2009) afferma infatti: “c’è una sola cultura (...), la cultura universale dell’uomo, che non può essere intesa se non come universo di culture locali (...). Considerata in termini assolutamente elementari, la cultura locale è la capacità di dare risposte locali, appunto, a bisogni universali”.
Più avanti, lo studioso chiarisce: “Naturalmente i bisogni non sono qualcosa di dato una volta per tutte, come non lo è l’identità, come non lo è la stessa cultura, in quanto vi è un continuo e travagliato rimpasto dei contenuti culturali imposto dalla storia (...); ma resta sempre un riferimento ad un’appartenenza che non può essere in nessun caso cancellata, anche se le motivazioni mutano nel tempo. Se in altre epoche la cultura locale era il fondamento del consenso, cioè della condivisione di senso esistenziale tra le generazioni conviventi in un ambito locale ben preciso, oggi il riferimento alla propria appartenenza locale diventa la condizione per una partecipazione feconda e attiva al dialogo universale”.
Anche nell’attuale epoca di globalizzazione, dunque, le culture continuano a mantenere un’imprescindibile “dimensione locale”, in virtù della quale l’identità culturale è e resta anche l’espressione di un legame “primordiale” fra una comunità e un territorio di appartenenza.
Tale legame, inoltre, appare quanto mai significativo proprio perché può rappresentare una solida base da cui partire per aprirsi a culture “altre”, nell’ottica di uno scambio interculturale che faccia delle differenze una fonte di arricchimento reciproco.
Ne abbiamo fatto cenno in precedenti scritti su questo tema.
L'identità personale e il contesto
L’identità personale è sempre/anche sociale, nel senso che è formata dalle molteplici appartenenze dell’individuo. Ciascun essere umano puo' essere, ad esempio, simultaneamente cittadino italiano, musicista, di religione ebraica, membro di un’associazione di volontariato e tifoso di una determinata squadra di calcio. Mentre ognuno di questi gruppi contribuisce – anche se in gradi e forme diverse – a conferirci una specifica identità, nessuno di essi può essere considerato come la nostra unica categoria di appartenenza.
L’identità si costruisce quindi sull’alterità, in un processo di negoziazione continua, che la rende un costrutto mutevole mai dato per sempre; inoltre, la sua natura sociale ne provoca la scomposizione in tante diverse sfaccettature quante sono le appartenenze del soggetto, configurandola come un’entità tutt’altro che monolitica.
L'identità risponde a precise esigenze
Vediamo ora brevemente a quali bisogni risponde l'identita' e quali siano i suoi rapporti con la cultura.Caratteristica significativa del concetto di identità e' che risponde al fondamentale bisogno dell’individuo di sentirsi simile agli altri e, allo stesso tempo, - lo abbiamo gia' rimarcato- di differenziarsene, affermando la propria unicità.
E' di facile constatazione il forte legame esistente fra comunità, territorio e cultura. Quest’ultima, infatti, si genera in un insieme di attività, usi, modi di vita e valori che un gruppo umano, insediato in un territorio e parlante una certa lingua (arbëresh), utilizza per rispondere alle proprie esigenze e ai propri bisogni, “pratici” e spirituali, e per dare un senso al mondo.
Il complesso di tali attività e attitudini, sedimentandosi nel tempo, diventa per il gruppo in questione una chiave di lettura della realtà che si tramanda di generazione in generazione e si fa “tradizione”.
La tradizione nasce pertanto all’interno di un gruppo sociale unito, caratterizzato da forti relazioni sociali al suo interno e stabilmente insediato in un territorio, per il quale nutre forte senso di radicamento.
Tradizione e appartenenza all’ambiente di vita diventano a loro volta la base dell’identità culturale della comunità, dando ai suoi membri coesione e senso di continuità con il passato. Si tratta di riferimenti esistenziali importanti, la cui intensità può permanere nel tempo anche nel caso in cui si verifichino cambiamenti della struttura sociale o si affermino nuovi sistemi valoriali attraverso i quali dare senso alla realtà: l’identità culturale, infatti, come tutti gli altri tipi di identità, non è un costrutto monolitico esente dai cambiamenti; essa, tuttavia, ha appunto natura in parte “inconsapevole”, ossia fa sempre riferimento ad un senso di “comune origine”, anche quando questo sia affievolito o quadi smarrito.
Nella complessità delle attuali società contemporanee, tuttavia, il concetto di cultura e, conseguentemente, quello di identità culturale sembrano continuare ad assumere parte essenziale del loro significato dal legame con un territorio e con una popolazione che lo abita.
A proposito del concetto di cultura, il sociologo U. Bernardi (2009) afferma infatti: “c’è una sola cultura (...), la cultura universale dell’uomo, che non può essere intesa se non come universo di culture locali (...). Considerata in termini assolutamente elementari, la cultura locale è la capacità di dare risposte locali, appunto, a bisogni universali”.
Più avanti, lo studioso chiarisce: “Naturalmente i bisogni non sono qualcosa di dato una volta per tutte, come non lo è l’identità, come non lo è la stessa cultura, in quanto vi è un continuo e travagliato rimpasto dei contenuti culturali imposto dalla storia (...); ma resta sempre un riferimento ad un’appartenenza che non può essere in nessun caso cancellata, anche se le motivazioni mutano nel tempo. Se in altre epoche la cultura locale era il fondamento del consenso, cioè della condivisione di senso esistenziale tra le generazioni conviventi in un ambito locale ben preciso, oggi il riferimento alla propria appartenenza locale diventa la condizione per una partecipazione feconda e attiva al dialogo universale”.
Anche nell’attuale epoca di globalizzazione, dunque, le culture continuano a mantenere un’imprescindibile “dimensione locale”, in virtù della quale l’identità culturale è e resta anche l’espressione di un legame “primordiale” fra una comunità e un territorio di appartenenza.
Tale legame, inoltre, appare quanto mai significativo proprio perché può rappresentare una solida base da cui partire per aprirsi a culture “altre”, nell’ottica di uno scambio interculturale che faccia delle differenze una fonte di arricchimento reciproco.
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