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martedì 8 dicembre 2015

Ragionare, Capire e Decidere ............... di Ipazia 08.12.2015

Abbiamo già saputo che la Scuola Pitagorica si sviluppò nella Magna Grecia. Sempre qui, ad Elea (Velia) nacque e si sviluppò una importante scuola di pensiero che (stando a Platone ed Aristotele) annoverò rappresentanti come Senofane, Parmenide, Zenone e Melisso. La tradizione riconosce in Senofane il fondatore della Scuola, però la storiografia più recente individua in Parmenide il vero protagonista da cui, poi, prenderanno le mosse i suoi discepoli Zenone e Melisso.
La Filosofia 12
La Scuola eleatica
Tra i primi pensatori greci, Parmenide occupa una posizione centrale che divide quanti lo precedono da quanti lo seguono, non solo nella storia della filosofia antica, ma lungo l'intera storia del pensiero filosofico.
Egli porta alla luce un problema che impegnerà tutta la filosofia antica, per cui con ragione Platone lo nomina "venerando e terribile" (Teeteto, 183 e). 
Vissuto ad Elea, Parmenide scrisse un poema Sulla natura (perì physes) di cui ad ggi possediamo 154 versi, dove sono descritte tre possibili vie della ricerca di cui una sola è la vera, l'altra è fallace, mentre la terza, che tenta di congiungere  l'una con l'altra, non approda a verità.

La   via della verità è tracciata da quel principio che dice:
l'essere è ed è impossibile che non sia.
Il contrario di questo principio è l'impercorribile assurdo che la verità proibisce di affermare.  Se l'essere è, prosegue Parmenide, non può venir generato nè andare distrutto, perchè altrimenti prima di essere generato e dopo esser distrutto, non sarebbe, e affermare che l'essere non è è proibito dalla verità. Quindi l'essere è immutabile ed eterno, e la Giustizia proibisce che in qualsiasi modo divenga.

Fin dall'inizio la filosofia pensa che l'ambito di ciò che nasce e che muore non nasce e non muore, è cioè eterno. A questo ambito la filosofia ha dato il nome di physis che i latini hanno tradotto con natura. E perì physes (Intorno alla natura) si intitolano le opere dei primi filosofi fra cui Parmenide.

La parola physis nel linguaggi filosofico è l'essere nel suo illuminarsi. Forse per questo Parmenide chiama la via della verità, ove si dice che l'essere è, sentiero del giorno. Lungo questo sentiero ciò che si fa luminoso è che l'essere si oppone al niente e che questa opposizione è eterna. 

Avevamo già saputo che
-Anassimandro aveva inteso la physis come àpeiron, ossia come l'illimitato al cui interno ogni cosa limitata nasce e muore, per cui dell'àpeiron, dell'illimitato, si deve dire che è eterno;
-Anassimene aveva provato a dire cosa fosse l'àpeiron  che non poteva essere una determinazione particolare, ma quell'identico da cui le determinazioni scaturiscono.
-Eraclito individuò le identità  nell'opporsi delle cose,
-Pitagora l'aveva individuato nell'Uno; ogni cosa, solo in quanto si oppone alle altre, è una.

Parmenide aggiunge che sia l'opposizione che l'unità sono delle  proprietà, essenziali, dell'elemento unificatore del molteplice chiamato essere.
L'essere, infatti, è ciò che è identico in ogni cosa che è, è ciò che, opponendosi al nulla, esprime il significato supremo dell'opposizione e, per effetto dell'opposizione, si costituisce come unità
Si tratta di un'unità che non ospita nè il divenire delle cose, nè la loro molteplicità.

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