Circa gli addebiti sui quali sono stato chiamato a rispondere fornirò nel più breve tempo possibile nelle sedi competenti idonee precisazioni e adeguata documentazione per provare la infondatezza delle contestazioni. Certamente a nessuno posso chiedere di credermi sulla parola»
Ispettori
della Vigilanza Banca d’Italia: su Banca Etruria
«Le analisi ispettive hanno posto in luce significative carenze nella
gestione documentale delle partite deteriorate. L’Internal audit ha sottoposto
a verifica un campione di «sofferenze» di importo inferiore a 50mila euro e di
«incagli».
È emerso che: con riferimento alle «sofferenze» il 57 per cento dei
rapporti (307 posizioni su 539) non risultava allineato alla policy aziendale
di svalutazione vigente fino al 29 dicembre 2014; per quel che riguarda gli
«incagli», il 20 per cento dei rapporto (53 su 264) era da riclassificare a
sofferenza mentre, con riguardo alle rettifiche di valore, il 37 per cento (98
posizioni) non risultava allineato alle regole interne.
Secondo i funzionari della Vigilanza «il consiglio di amministrazione ha
per lo più ratificato scelte e decisioni che sono state assunte in altre sedi».
Per questo evidenziano come la «Commissione consiliare informale» composta dal
presidente Lorenzo Rosi, dai vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi -
padre della ministra per le Riforme Maria Elena - e dai consiglieri Felice
Santonastaso, Luciano Nataloni e Claudio Salini - presidente anche della
«controllata» Banca Federico Del Vecchio - che «insieme ai consulenti ha
determinato i percorsi da intraprendere in merito al processo di integrazione e
le condizioni alle quali esso si sarebbe potuto realizzare. L’assenza di
qualsiasi verbalizzazione delle attività svolte da tale “Commissione” ha
concorso a rendere poco trasparente il percorso decisionale».
Non solo. Nel capitolo relativo al conflitto di interessi già contestato
anche in sede penale a Rosi e Nataloni per aver «omesso di dichiarare che
alcune società destinatarie dei finanziamenti concessi da Etruria erano a loro
riconducibili», i funzionari della Vigilanza paventano la possibilità che in
realtà i vertici fossero perfettamente a conoscenza della situazione. E infatti
nel dossier sottolineano: «In alcune sedute del Cda e del Comitato esecutivo si
è riscontrata una generica enunciazione nella parte del verbale di “fattispecie
ex art.2391) (che appunto punisce chi ha un doppio ruolo e non lo rende noto
ndr ), priva tuttavia dei necessari elementi informativi, in particolare la
natura, i termini, le origini e la portata degli interessi». Inoltre in tutti i
casi in cui le deliberazioni venivano assunte a una livello decisionale
inferiore (ad esempio nel Comitato crediti), la possibilità di esercitare ogni
forma di controllo era esclusa ex ante ».
Nessun commento:
Posta un commento