In
una intervista alla TV il presidente dell’ABI (Associazione delle Banche) ha detto che prodotti simili a
quelli venduti dalle quattro banche fallite-salvate sono offerti da tutte le banche
europee.
Servono quindi i controlli ed una vera cultura della protezione dei risparmiatori e più in generale dei consumatori.
Ecco che sono chiamate in causa la Banca d’Italia e la Consob due massime autorità indipendenti che si dividono la responsabilità di tutelare la prima la stabilità del sistema e, la seconda il corretto funzionamento del mercato finanziario interno e dei prodotti che vi si scambiano.
Sappiamo che tra i soci della Banca d’Italia ci sono le stesse banche e che essa ha sempre privilegiato la stabilità del sistema nel suo insieme e che, in nome di questa, in non pochi casi, ha coperto le magagne di alcune gestioni bancarie a dir poco disinvolte.
La Consob ha visto le dimissioni volontarie del suo primo presidente Guido Rossi e non sembra godere di un’alta reputazione nell’esercizio delle sue funzioni di controllo delle speculazioni borsistiche. Come altre alte autorità spesso viene “catturata dai controllati” come ci spiega la letteratura economico-finanziaria specialistica .
Il problema fondamentale resta il seguente: se, a dispetto delle prescrizioni dell’art. 47 della Costituzione, a dispetto delle varie regolamentazioni come Patti Chiari, le banche sono imprese come le altre come si fa a proteggere risparmiatori e consumatori poco avveduti dalla pubblicità ingannevole e dalle vere e proprie truffe che operatori economici e finanziari senza scrupoli mettono in atto abusando della buona fede dei cittadini?
A quanto si apprende, in alcuni casi , alcune delle citate banche avrebbero messo in atto dei veri e propri ricatti nei confronti dei loro clienti che richiedevano fidi e ai quali imponevano l’acquisto delle obbligazioni subordinate. Se quello che i giornali scrivono è corretto, occorre che i clienti ricattati si rivolgano al più presto alle Procure della Repubblica facendo nomi e cognomi.
Banca d’Italia e Consob si sono parzialmente difese dicendo che non possono mettere un uomo in ogni agenzia per controllare quello che le banche e/o i promotori finanziari fanno giornalmente.
Vero, ma allora aprissero una procedura o diffondessero un numero da chiamare – come il 117 della Guardia di finanza – a cui segnalare comportamenti poco corretti dei dipendenti delle banche e dei promotori, i quali non possono limitarsi a dire che loro sono tenuti ad eseguire disposizioni che vengono dall’alto.
Non che queste procedure, che in parte esistono, siano risolutive, ma è tutta l’architettura dei controlli che va messa a punto e resa efficace.
Il comportamento dei politici ai massimi vertici dei partiti e del governo che attaccano la burocrazia di Bruxelles e che si scagliano contro le regole europee per pura convenienza politica, lasciano stupiti.
Dove erano loro (o i loro padri) quando si discutevano le regole e quali interventi hanno prodotto nel Parlamento italiano ed in quello europeo?
Forse farebbero meglio a tacere, invece di strapparsi le vesti, gridare all’untore e criticare regole che non hanno mai studiato e sull’applicazione delle quali non hanno esercitato regolari controlli provocano effetti iniqui e anche tragici?
Nessuno di loro, specialmente di quelli del centro-destra (epoca Berlusconi), ricorda che, dopo gli scandali dei bond argentini, Cirio e Parmalat , Tremonti presentò il 16 febbraio 2004 il ddl n. 4705 rubricato come Interventi a tutela del risparmio che ebbe una lunga e travagliata vicenda in Parlamento e che fu convertito nella legge 28 dicembre 2005.
È stata mai fatta una manutenzione di detta legge?
Adesso i roboanti annunci di Renzi su una nuova riforma a tutela del risparmio lasciano il tempo che trovano.
Servono quindi i controlli ed una vera cultura della protezione dei risparmiatori e più in generale dei consumatori.
Ecco che sono chiamate in causa la Banca d’Italia e la Consob due massime autorità indipendenti che si dividono la responsabilità di tutelare la prima la stabilità del sistema e, la seconda il corretto funzionamento del mercato finanziario interno e dei prodotti che vi si scambiano.
Sappiamo che tra i soci della Banca d’Italia ci sono le stesse banche e che essa ha sempre privilegiato la stabilità del sistema nel suo insieme e che, in nome di questa, in non pochi casi, ha coperto le magagne di alcune gestioni bancarie a dir poco disinvolte.
La Consob ha visto le dimissioni volontarie del suo primo presidente Guido Rossi e non sembra godere di un’alta reputazione nell’esercizio delle sue funzioni di controllo delle speculazioni borsistiche. Come altre alte autorità spesso viene “catturata dai controllati” come ci spiega la letteratura economico-finanziaria specialistica .
Il problema fondamentale resta il seguente: se, a dispetto delle prescrizioni dell’art. 47 della Costituzione, a dispetto delle varie regolamentazioni come Patti Chiari, le banche sono imprese come le altre come si fa a proteggere risparmiatori e consumatori poco avveduti dalla pubblicità ingannevole e dalle vere e proprie truffe che operatori economici e finanziari senza scrupoli mettono in atto abusando della buona fede dei cittadini?
A quanto si apprende, in alcuni casi , alcune delle citate banche avrebbero messo in atto dei veri e propri ricatti nei confronti dei loro clienti che richiedevano fidi e ai quali imponevano l’acquisto delle obbligazioni subordinate. Se quello che i giornali scrivono è corretto, occorre che i clienti ricattati si rivolgano al più presto alle Procure della Repubblica facendo nomi e cognomi.
Banca d’Italia e Consob si sono parzialmente difese dicendo che non possono mettere un uomo in ogni agenzia per controllare quello che le banche e/o i promotori finanziari fanno giornalmente.
Vero, ma allora aprissero una procedura o diffondessero un numero da chiamare – come il 117 della Guardia di finanza – a cui segnalare comportamenti poco corretti dei dipendenti delle banche e dei promotori, i quali non possono limitarsi a dire che loro sono tenuti ad eseguire disposizioni che vengono dall’alto.
Non che queste procedure, che in parte esistono, siano risolutive, ma è tutta l’architettura dei controlli che va messa a punto e resa efficace.
Il comportamento dei politici ai massimi vertici dei partiti e del governo che attaccano la burocrazia di Bruxelles e che si scagliano contro le regole europee per pura convenienza politica, lasciano stupiti.
Dove erano loro (o i loro padri) quando si discutevano le regole e quali interventi hanno prodotto nel Parlamento italiano ed in quello europeo?
Forse farebbero meglio a tacere, invece di strapparsi le vesti, gridare all’untore e criticare regole che non hanno mai studiato e sull’applicazione delle quali non hanno esercitato regolari controlli provocano effetti iniqui e anche tragici?
Nessuno di loro, specialmente di quelli del centro-destra (epoca Berlusconi), ricorda che, dopo gli scandali dei bond argentini, Cirio e Parmalat , Tremonti presentò il 16 febbraio 2004 il ddl n. 4705 rubricato come Interventi a tutela del risparmio che ebbe una lunga e travagliata vicenda in Parlamento e che fu convertito nella legge 28 dicembre 2005.
È stata mai fatta una manutenzione di detta legge?
Adesso i roboanti annunci di Renzi su una nuova riforma a tutela del risparmio lasciano il tempo che trovano.
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