La Repubblica-Palermo
DALLE CENTO missioni del sindaco di Gela
Messinese e della sua giunta all'inchiesta della commissione Antimafia sulle
assunzioni nella società che si occupa dei rifiuti a Bagheria: ecco una mappa
di polemiche, scandali e indagini che accompagnano la vita delle
amministrazioni grilline in Sicilia.
L'ultimo caso quello di Gela, dove è primo
cittadino Domenico Messinese rischia la sfiducia dai vertici del movimento. Al
sindaco di Bagheria Cinque i revisori contestano le consulenze facili, a
Ragusa un assessore si è dimessa dopo l'affidamento di un appalto alla società
dove lavora il marito.
L'ombra del malgoverno, lo stesso che i grillini
additano dal momento del loro ingresso in scena, si staglia sulle
amministrazioni a 5 stelle. Il caso di Gela, dove il sindaco Domenico Messinese
rischia l'espulsione dopo aver licenziato tre assessori del movimento, è solo
uno dei tanti che, in questi mesi, stanno coinvolgendo in Sicilia M5S. Da un
capo all'altro dell'Isola, nei principali comuni amministrati (Gela, Bagheria,
Ragusa), risuona l'eco delle polemiche. E pensare che proprio a Gela Messinese
a giugno aveva ottenuto una vittoria simbolica nella patria di Crocetta. La
crisi odierna è stata preceduta da un continuo attacco del meet-up locale. Che,
in un lungo documento, già un paio di mesi fa aveva "sfiduciato" il
vice sindaco Simone Siciliano, fedelissimo di Messinese con la delega
all'Ambiente, accusato di sposare una politica un po' troppo favorevole ai
petrolieri. D'altronde gli attivisti grillini di Gela avevano criticato
Messinese subito dopo l'elezione, quando il primo cittadino aveva assunto la sua
assistente Rita Scicolone nell'organico del Comune, con la qualifica di
istruttrice amministrativa. Messinese, qualche settimana dopo, aveva assegnato
un incarico legale da 11.593 euro all'avvocato Lucio Greco, ovvero il candidato
sindaco dell'Ncd che, al ballottaggio, lo aiutò a battere il rivale Angelo
Fasulo.
Ora Nuccio Di Paola, uno degli assessori defenestrati, punta il dito
anche su un comportamento «fuori dalle regole» di Messinese «che non ha mai
restituito parte dell'indennità come fanno tutti gli amministratori 5Stelle ed
è stato protagonista, con alcuni mèmbri della giunta, di un numero spropositato
di viaggi a spese del Comune». Il consigliere pentastellato Angelo Amato ha
fatto un accesso agli atti e ha scoperto che sono state addirittura cento, fra
luglio e novembre, le missioni istituzionali fatte dalla giunta, in primis dal
sindaco, dal vice Simone Siciliano e dalla segretaria Scicolone. Le mete?
Soprattutto Roma, ma con puntate a Livorno e a Rimini.
Da Gela a Bagheria, dove
ha puntato i suoi riflettori la commissione Antimafia regionale. Per capire,
spiega il presidente Nello Musumeci, «come sia stato affidato il servizio
rifiuti a una società esterna e come sia stato riassorbito il personale della
Coinres in liquidazione». Sentiti già il sindaco Patrizio Cinque, una dirigente
sospesa dall'ente e i vertici della Tech, società cui è stato assegnato l'appalto per sei mesi. Il sospetto è che ci siano state assunzioni fatte in modo
indebito che avrebbero riguardato anche parenti di mafiosi.
Cinque, a Bagheria,
deve respingere anche le critiche dei revisori dei conti su un disinvolto uso
delle consulenze: «Il sindaco ha continuato a dare incarichi su incarichi ad
avvocati esterni, non economizzando il servizio». L'opposizione, intanto,
allarga i confini di una parentopoli a 5 stelle. L'ultimo caso è quello della
sorella di Marco Maggiore, ex capogruppo M5S, assunta dalla coop che ha vinto
l'appalto comunale per la gestione del servizio di asilo nido.
È il consigliere
Filippo Tripoli a denunciare, in un'interrogazione, la circostanza. La parentopoli era già stata oggetto di
dibattito a settembre, quando vennero fuori i nomi dei consulenti prescelti da
Cinque: all'avvocato Vincenza Scardina, la cognata dell'assessore Alessandro
Tomasello, sono stati affidati due ricorsi per 14.173 euro. Un altro, Vittorio
Fiasconaro, è un attivista di un locale meet-up e ha avuto mandati per 26 mila
euro. Giorgio Castelli, padre di Filippo, consigliere comunale pure lui fedele
a Grillo, è stato nominato da Cinque nel comitato dei garanti (ha rifiutato il
compenso).
«Le nomine? Tutta gente qualificata. Sì, c'è anche un militante. Ma
ormai sono milioni gli attivisti 5Stelle», si è difeso il sindaco Cinque. Dalle
polemiche non è rimasta esclusa Ragusa, la prima città conquistata dai
discepoli di Grillo. Dove a novembre l'assessore Stefania Campo è stata
costretta alle dimissioni per un'altra non edificante vicenda di affari di
famiglia: il marito della Campo, Paolo Sottile, figurava fra i dipendenti di
una società che aveva ricevuto l'appalto per la lettura dei contatori idrici.
E
a redigere il capitolato sarebbe stata la signora Nella Tinè, madre
dell'assessore. Un pasticcio. Uno dei non pochi incidenti nell'avanzata dei
grillini di governo. -
Nessun commento:
Posta un commento