Cosa pensare di un Vescovo che arriva in
una Eparchia bizantina e non trova di meglio che approfittare delle lacerazioni
interne di un "carente" clero bizantino per mettersi a fare il
Vescovo romano ?
Non gli passa per la testa al Vescovo di
iniziare a sanare le profonde ferite pubbliche, di dominio pubblico,
esistenti all'interno del clero greco.
Ne approfitta per c-e-l-e-b-r-a-r-e
funerali, liturgie ed esibizioni di paramenti nel rito romano, ad ogni piè
sospinto.
E' il suo rito.
Suo rito che tutti rispettano all'interno
dell'Eparchia, ma che lui (su insinuazioni di taluni fanatici e sulla scorta di
infinite lettere anonime arrivate a Roma) ritiene che sia ferito e violentato e si propone di rendere felice, allegro e col sorriso sulle labbra.
Il Vescovo -.come la stragrande maggioranza degli uomini di Potere- pare sia un buonista.
Per il Vescovo non valgono conseguentemente le norme
del Codice Chiese Orientali nè quelle Liturgiche, non valgono le norme di
Teologia che rendono poco credibile un prelato che si fa ordinare recitando per
tre volte il "credo" costantinopolitano e poi dice messa col credo
manomesso, quello fatto modificare dai Franchi, da Carlo Magno; per il Vescovo
non valgono nemmeno le norme Disciplinari.
Egli predilige e si trova bene con la
ritualità, le celebrazini ed i paramenti latini.
E' vescovo di Piana degli Albanesi ?
A Gallaro, nessuno all'interno
dell'Eparchia, lo ha più rivisto a celebrare con i paramenti da lui ricevuti da
tre Vescovi orientali all'atto dell'ordinazione bizantina il 27 giugno scorso, se non un paio di volte o poco più.
Conclusione
Tutti a questo punto hanno capito che un
simile Vescovo, canonista, che dei canoni se la ride, è semplicemente un
esecutore del POTERE ROMANO.
Ha ricevuto una missione da portare a compimento,
costi quel che costi. Siamo in un certo senso tornati ai tempi pre-conciliari.
Noi contiamo di poter pubblicare il curriculum
dell’ottuso prelato romano che questa missione dal sapore medievale ha concepito ed affidato.
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P.S. -
Venticinque anni fà Padre Pietro Gullo, parroco della Chiesa Romana di Contessa Entellina ed oggi guida della Comunità Trinità della Pace, a Pizzillo, ebbe a scrivere.
1. Finchè non ci si è dentro, nessuno può comprendere cosa vuol dire essere cristiani dentro due riti diversi: rito romano, rito bizantino. Si tratta dell'Unica Chiesa Cattolica che -nel rapporto con Dio- si esprime in un rito distinto. Ed è bene che sia così: chi di noi può esaurire le potenzialità gestuali, l'anelito del cuore che prega, la persona che nel dialogo e nell'alleanza con il suo Dio, ha ricchezze inesauribili ?
Comunione di Comunita' ! E' un bene per l'uomo, per la chiesa, per il mondo ...
2. Rito Romano-Rito Bizantino. Cattolici, con due tradizioni diverse. Con la stessa fede e gli stessi santi. Cattolici, con due espressioni diverse; ma, con il fuoco dello stesso Amore. Che credono nella Risurrezione del Dolce Cristo Crocifisso.
3. A Contessa Entellina, Diocesi di Piana degli Albanesi (Pa), sono presenti i due riti, sotto il carisma dell'unico pastore di Rito Bizantino. Ma importa poco il "rito del pastore"! ... poichè, lui non segue un rito; ma è chiamato con soavità e l'autorità di Cristo, a condurre l'Unico gregge che appartiene al Redentore. Per questo, -come sacerdote di rito romano, parroco di una Comunità di rito romano, - non mi fa problema il vescovo di rito bizantino.
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