8 Settembre
Il papa Pio X pubblica l'8 Settembre 1907 la lettera enciclica “Pascendi Dominici Gregis” sugli “errori“ presunti, ormai sostenuti anche da cattolici e da ecclesiastici, in materia scientifica e filosofica.
E’ la condanna delle posizioni del cosidetto “modernismo” e dei modernisti. Il termine fu coniato in occasione di questa enciclica, diventando poi termine corrente per indicare posizioni culturali, adeguate alla modernità, sia teologiche che scientifiche. In tale documento il papa stimmatizzò questo movimento come “sintesi di tutte le eresie”. I principali esponenti del modernismo furono quindi scomunicati, sospesi a divinis o comunque sollevati dagli incarichi di insegnamento.
La controversia a cui diede vita il modernismo produsse la crisi più importante nella Chiesa dopo la Riforma protestante. Il punto di partenza della controversia modernista fu la pubblicazione di “L’Évangile et l’Eglise” (1902) dell’abate Loisy: il «piccolo libro» dalla copertina rossa in cui l’esegeta francese forniva una lettura tutta escatologica del regno predicato da Gesù, negando che egli avesse inteso fondare la Chiesa. I più significativi rappresentanti della corrente furono, in Francia, oltre a Loisy, Sabatier, Laberthonnière e il filosofo Le Roy; in Italia, Romolo Murri (il fondatore della prima democrazia cristiana), Buonaiuti e lo scrittore Antonio Fogazzaro.
I modernisti vollero togliere le incrostazioni confessionali che si erano depositate nel corso dei secoli attorno all’Evangelo e al messaggio cristiano per recuperarne l’autentico significato in vista del più proficuo dialogo con il mondo moderno.
Fu una tendenza intellettuale, ma non elitaria, che trovava le proprie radici nel cattolicesino liberale francese e italiano, nel positivismo e nel nuovo protagonismo delle masse dell’Europa di quegli anni. La Chiesa ebbe paura e condannò la corrrente riformatrice. Costruì anzi con «il modernista» il proprio nemico interno. I modernisti dovettero scegliere tra deporre l’abito talare, la sospensione a divinis e il mesto ritorno all’ovile. Alcuni continuarono a pubblicare i risultati delle proprie ricerche coperti da pseudonimi.
Quelli che non obbedirono o che vennero scoperti furono scomunicati (Loisy, Buonaiuti, Murri). Per questo motivo la crisi modernista si frantumò in tante crisi personali, di coscienza, esistenziali. Le pubblicazioni moderniste e anche alcuni romanzi furono inseriti nell’Indice dei libri proibiti. Molte riviste cessarono le pubblicazioni. Nacque una cultura del sospetto contro ogni attività di ricerca nelle scienze religiose che non risparmiò neppure il futuro Giovanni XXIII.
Lo stesso Pio X ebbe a confrontarsi non solo con il movimento modernista in cui spiccavano scienziati, uomini di cultura ed ecclesiastici, ma anche con il problema della separazione fra Stato e Chiesa, che emerse in Francia con l’entrata in vigore della legge del 1905. In tale legge si concentravano gli intenti fondamentali della politica laica, forse di orientamento massonico, della Terza Repubblica e in particolare del governo di Émile Combes.
A partire dal 1880 si erano registrati in Francia una serie di provvedimenti tendenti alla dissoluzione delle congregazioni religiose, di espulsione dei religiosi che operavano in settori propriamente statali: insegnanti, personale infermieristico ecc. Pio X si mostrò assai meno conciliante verso questa politica rispetto al proprio predecessore, malgrado la maggioranza dei vescovi francesi gli consigliasse di piegarsi alla nuova legge.
La legge emanata dal governo francese il 9 dicembre 1905 segnò il culmine di una simile politica, decretando unilateralmente l’abrogazione del concordato del 1801.
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