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martedì 15 settembre 2015

La riflessione di Gjovalin ... 15.09.2015

Gli storici ed i sociologi concordano sulle radici teologiche del diritto, della politica e di tante  consuetudini umane, ed attribuiscono ancora una volta alle strutture religiose un tempo direttamente sovrane dei popoli, la principale responsabilità della palese ingiustizia della secolare subordinazione della donna all'uomo, l’archetipo di un odio e disprezzo millenario.

Per far luce sulle radici di questa ostilità, occorre un sintetico e semplicistico excursus, che mostri la traiettoria della valorizzazione della donna all'interno della chiesa, e di riflesso, nella società.
Nel vangelo Maria è chiamata madre di Dio, attribuzione suprema ed ineguagliabile da ogni altra creatura, e molte sono le donne che hanno accompagnato l’esperienza terrena del Nazzareno, anche nella crocifissione e nella testimonianza della resurrezione.
Nei decenni successivi, nelle comunità giudaiche che praticavano e predicavano gli insegnamenti del Maestro, dominava una idea orizzontale di governo della comunità. Le donne partecipavano all’insegnamento della parola, e nonostante le dispute per stabilire la guida dei vari gruppi, era la collegialità ad avere l’ultima parola.
Si conoscono numerose profetesse anche con ruoli decisionali, in queste prime forme di cristianità.
Nei secoli successivi, dapprima nel periodo greco patristico e poi attraverso la romanizzazione di quella che è nel frattempo divenuta una nuova religione, si giunge ad una rigida struttura gerarchica verticale esclusivamente maschile

Prassi che traggono solidità dal pensiero di un Sant’Agostino anziano, ben diverso dallo stesso uomo che da giovane aveva espresso meravigliose intuizioni sull’essenza dell’amore.
 Il vescovo africano, deformando il pensiero platonico e scindendo l’essere umano in anima e corpo, disegnava quest’ultimo come gabbia ed impedimento della grazia divina.
Nella struttura verticale dell’essere con in alto lo spirito ed in basso la materia, le parti molli ed i liquidi corporei, le viscere, acquistano significati maligni, intesi come principale ostacolo alla salvezza.
In questa architettura antropica, la donna è giocoforza assegnata più vicina alla materia,  quindi più problema che risorsa, più insidia che ricchezza...

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