L’egoismo, l’indifferenza, l’alienazione, l’isolamento odierno delle persone, le ha progressivamente slegate le une dalle altre, illudendole che la costante crescita dei redditi e dei diritti personali non avrebbe mai conosciuto soste o repentini cambi di direzione.
Abbiamo
pensato, sotto l’induzione artificiale personalistica ed egocentrica tipica del
nostro tempo, di poter fare a meno degli altri e della condivisione dei loro
destini, ci siamo illusi che la solidarietà possa essere solo il più sdolcinato
slogan di utopie superate.
Il
passaggio infausto dalla centralità del “noi” a quella dell’”io” è avvenuta
sotto la spinta economica capitalistica, imprescindibile del resto dallo stesso
concetto di democrazia e civiltà moderna.
Il capitalismo non si è mai potuto accontentare di soddisfare i bisogni primari e le virtù dei cittadini, ha piuttosto sempre avuto il bisogno di alimentare i loro vizi, la loro bramosia di crescita ed i sentimenti di invidia verso gli altri. Quando la maggior parte delle persone era povera e le seduzioni del mercato ancora sconosciute, le cose andavano diversamente.
Solo settanta anni fa, quando la civiltà contadina rappresentava ancora l’ultima propaggine dei valori medievali, nelle nostre campagne la reciproca assistenza e la solidarietà economica, surrogavano lo stato e consentivano la sopravvivenza.
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