Canti
liturgici e paraliturgici della tradizione religiosa e popolare
I testi di seguito riportati, che riguardano il giorno di Pasqua,
completano quanto già proposto all'attenzione dei lettori per far conoscere le celebrazioni della
Quaresima e della Settimana Santa a Contessa Entellina.
La Resurrezione di Cristo viene annunciata già nella notte di
Pasqua da gruppi di giovani, che, accompagnati da strumenti musicali, per le
strade di Contessa e fermandosi anche davanti alla porta delle
case, cantano l'inno della Resurrezione in greco, in albanese ed in italiano: “Cristòs
anésti ek nécròn, thanàto thànaton patìsas, kjé
tis en tis mnìmasi zoìn harisàmenos - Krishti u ngjall! Aì tue
vdekur ndridhi vdeqjen e shkretë e të vdekurvet te varret i dha gjellën e vërtetë - Cristo é
risorto dai morti; morendo calpestò la morte e donò la vita a quelli che
giacevano nei sepolcri”.
Completano il testo di questo inno liturgico i versi di seguito
riportati, scritti da Antonino Cuccia, poeta popolare arbresh di Contessa.
Tri ditë In'Zot Tre
giorni Nostro Signore
Rrijti nën dhe; Stette
sotto terra
Na u gjall si sot, E'
risorto come oggi,
Me shum' haré. Con
molta gioia.
Të vrart Iudhenj I
malvagi Giudei
Kur Krishtin vran Quando
uccisero Cristo
Ruajtin varrin Custodirono
la tomba
Me lëftar' nga anë! Con
sentinelle ad ogni lato.
U sdrip një engjjëll Discese
un angelo
Gjithë i shkëlkjiem: Tutto splendente
Drasë sbëlòn, Scopre
la lastra:
Crishti fluturòn. Cristo
vola via.
Lëftartë u llavtin I
soldati si atterrirono,
Jiktin e vanë, Fuggirono
e andarono
Gjithvet i thanë A
dire a tutti:
Gjella fluturoj. La
vita é volata.
Me shumë menatë Di
buon mattino
Jerdhën grat; Vennero
le donne,
Engjëllin pan: Videro
l'angelo
Ku isht Krishti? I thanë. E
gli chiesero: dov'é Cristo?
Engjëlli i thot: L'angelo
risponde:
Mos kini dré, Non
abbiate timore,
Mos Kërkoni, Non
cercate,
Nga varri u ngré. S'é
alzato dal sepolcro.
U nisën grat, Si
avviarono le donne,
Jertin më dhe Per
ritornare
Tue kunduar: Cantando:
Kemi haré! Abbiamo
la gioia.
Antonino Cuccia
(1850-1938), poeta popolare arbëresh
Nato a Contessa Entellina nel 1850, Nino Cuccia (Strollaku), come tutti i ragazzi
contessioti delle famiglie contadine, ben presto dovette dedicarsi ai lavori di
campagna. Dotato di una intelligenza non
comune, imparò a leggere ed a scrivere.
Osservatore acuto del comportamento dei concittadini, ne rilevò
gli aspetti più ridicoli, descrivendoli satiricamente. Non ci rimane però
nessuna opera scritta direttamente da lui, che era solito recitare i suoi
versi. Conosciamo alcune sue opere, perché il testo é stato trascritto da
qualcuno, che l’aveva ascoltato dalla sua viva voce.
Di due opere satiriche, “Tania” e “Tavulata” conosciamo il titolo,
qualche verso ed il contenuto, tramandati oralmente fino ad oggi.
Nel poemetto “Tania” critica il lavoro delle donne nei campi e
mette in rilievo l’avarizia di alcuni contadini. Nel secondo poemetto,
“Tavulata”, mette in ridicolo gli interminabili e tradizionali banchetti
nuziali (pettegolezzi, litigi, ecc.).
La poesia
“Stosanesi”, conosciuta da molti,
descrive, con espressioni sintetiche ma molto efficaci, la resurrezione di
Cristo e la tradizione, che si rinnova ogni anno a Pasqua a Contessa.
I versi di un’altra poesia, di cui si conosce solo il titolo
(“Zotrat” - I preti), illustrano invece i secolari vivaci rapporti tra il clero
di rito bizantino ed il clero di rito romano, che nelle comunità
siculo-albanesi costituiscono una caratteristica e interessante componente
della vita locale.
Molti gli epigrammi e le poesie, composti nella tarda età, di ogni
genere e tramandati solo oralmente.
Le sue opere costituiscono una testimonianza significativa sia
della lingua albanese parlata a Contessa sia
della vita della comunità contessiota, relativamente al periodo in cui é
vissuto.
Antonino Cuccia, cultore poco noto della poesia popolare
arbëreshe, é morto a 88 anni a Contessa Entellina.
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