In un precedente testo è
stato evidenziato che la peculiare identità etnica, linguistica e religiosa di
Contessa Entellina si manifesta significativamente in occasione delle grandi
festività religiose, in particolare nelle varie celebrazioni della Quaresima e della Settimana Santa, che suscitano
un originale fascino spirituale: dalla sera
della notte, che precede il Sabato di Lazzaro, fino alla solenne divina
Liturgia della Domenica di Pasqua, ogni giorno, sia in chiesa sia per le strade
del paese, a Contessa Entellina, si rinnova ogni anno un intenso susseguirsi di
celebrazioni liturgiche e di tradizioni religiose popolari (processioni, canti
e preghiere in greco, in italiano ed in albanese).
Të gjallurit e Lazarit - La resurrezione di Lazzaro
Secondo la tradizione di Contessa Entellina e di tante altre
comunità italo-albanesi, nella notte che precede il sabato di Lazzaro (vigilia
della Domenica delle Palme), i giovani,
andando per le strade del paese, si fermano davanti alle porte delle
abitazioni dei parenti, degli amici e dei conoscenti per cantare in coro,
accompagnandosi anche con strumenti musicali, il miracolo della resurrezione di
Lazzaro, secondo il noto brano evangelico.
Con l'intento di tenere viva questa tradizione, che si rinnova da
cinque secoli, qui di seguito si riporta il testo (in italiano ed in albanese)
di "Lazzaro", secondo la versione conosciuta e cantata a Contessa
Entellina e riportata dal prof. Alessandro Schirò nella sua nota monografia
dedicata a Contessa.
Conoscere questo testo può risultare interessante soprattutto per
i giovani, gli scolari, gli studenti e per quanti vogliono meglio conoscere e
conservare le tradizioni ed il patrimonio culturale locale.
O mirë mbrëma, Buona
sera,
O mirë menatë, Buon
Mattino,
Erda t'ju thoshia Sono
Venuto a dirvi
Një fjalë t' mirë Una
buona novella.
Një thagmë t'madhe Un
gran portento
Bëjë Perëndia Operò
Iddio,
Tek ajò horë In
quel paese
C'i thon Betnia Detto
Betania.
Ish një njërì C'era
un uomo
C'i thoshin Lazar Di
nome Lazzaro,
Ngà Krishti i dashur Da
Cristo amato
me lipisì. Con
tenerezza.
Di motra kish Due
sorelle aveva
Vetëm, jò mëë; Solamente,
non più;
Me varfërì Erano
orfane
E pa mosgjëë. E
prive di tutto.
Lazëri vdiki Lazzaro
morì
Se vdekia e mblodi Perché
morte lo colse
E tue klar E
ad esse piangendo
Zëmbra ju lodh. Il
cuore si stancò.
Pran e varrzùan Quindi
lo seppellirono,
Tue shulur krip; Strappandosi
i capelli,
Drasme e pështruan Lo
coprirono con una lastra
E u vën ndë lip. E
si misero in lutto
Te Perëndia Verso
il Signore
U nisnë e vanë; Si
avviarono e andarono;
Me lot' ndër sì Con
le lacrime agli occhi
Muarn' e i thanë. Presero
a dirgli.
O zot, o Zot, O
Signore, o Signore,
Na kishe klënë Se
tu fossi stato presente
Ng'e kishëm sbjerrë Non
avremmo perduto
Vëllaun t'ënë. Il
nostro fratello.
Fshini atò lotë Tergete
quelle lacrime,
Mos t'kini dre, Non
abbiate timore
Se tek aì varr Che
in quel sepolcro
Lazari flé. Lazzaro
dorme.
E çë na thua Cosa
mai ci dici,
O i madh'In 'Zot? O
Signore?
Ka katrë ditë Sono
quattro giorni
Cë Lazari ha botë. Che
Lazzaro é sotto terra.
E krishti i thot: E
Cristo aggiunge:
Mos t'kini dré Non
abbiate timore,
Se u jam gjella Che
io sono la vita,
U vetm' In 'Zot. Io
solo il Signore.
U nis In 'Zot Andò
il Signore
Me gjithë Apostolit; Con
tutti gli Apostoli,
Me zëë të madh Con
grande voce
Merr e thërret: Indi
lo chiamò:
O Lazar, o Lazar, O
Lazzaro, o Lazzaro,
Ngréu e rrëfiej Alzati
e racconta
Si u farmëkose Come
ti sei avvelenato
Te dheu i zi! Nella
terra nera.
Lazari u ngré, Lazzaro
si levò
E haristisi, Lo
ringraziò,
E proskjinisi, Si
prostrò a Lui,
Si Perëndì. Come Dio.
E pran i tha: E
poi gli disse:
O zot, o Zot, O
Signore, O signore,
Farmëk i madh, Potente
veleno
C'isht ajò botë! E'
quella terra.
In' Zot i tha: E
il Signore gli disse:
Kush rron me besë Chi
vive nella fede
Me gëzim vdes Intrepido
muore
E pa kopòs. E
senza affanno.
E te ana e drejtë E
nel lato destro
Ku ng'isht kush kla Dove
nessuno piange
Te dita e ligjës Nel
giorno del giudizio
Do t'gjëndet pra. Lui
si troverà.
Ktë vërtet Questa
verità
Vangjeli e thot Che
narra il Vangelo
Kle te kjò jetë Avvenne
in questo mondo
Kur itsjë In'Zot. Quando
apparve il Signore.
Ngréu ti zonjë Alzati,
o signora,
Enna çë do kee Regalaci
qualcosa,
Miell o djath Farina
o formaggio
O shumë ve. O
molte uova.
Il
Venerdì Santo, durante la celebrazione dell'Ufficio della Passione, dopo
la lettura del quinto Vangelo, mentre il Crocifisso viene portato in
processione in chiesa, si canta il troparion "Simeron kremàte", testo
di seguito riportato in greco, italiano e albanese:
Sìmeron
kremate epì xìlu. O en ìdhasi tin ghin kremàsas. Stéfanon ex akanthòn
peritìthete o ton anghélon Vàsilevs. Psevdhì porfìran perivàllete o perivàllon
ton uranòn en neféles. Ràpisma katedéxato o en Iordhàni eleftheròsas ton Adhàm. Ilis prosilòthi o Ninfìos tis
Ekklisìas. Lònchi ekenthìti o Iòs tis Parthénu. Proskinùmen su ta pathi Cristé.
Dhìxon imìn ke tin éndhoxòn su anàstasin.
Oggi
é appeso al legno Colui che ha sospeso la terra sulle acque. E’ cinto di una
corona di spine il Re degli angeli, di una falsa porpora é rivestito Colui che
avvolge il cielo di nubi, é schiaffeggiato Colui che ha liberato Adamo nel
Giordano. E’ confitto con chiodi lo Sposo della Chiesa. E’ trafitto di lancia
il Figlio della Vergine. Adoriamo i tuoi patimenti. O Cristo mostraci anche la
tua gloriosa Risurrezione.
Vìret sot mbi një dru Aì çë ndë ujëra dhéun vori ( 3 herë).Kurorë
glëmbash i vun rreth kreit mbretit t'Engjëvet.Një copë t'kukje për të qeshur i
vun mbi krahët Atij çë vesh qillën me miegulla.Shplaka duroi të kish. Ai çë
liroj Adhamin në Jordhan.Me gozhda kle vierrë Dhëndhëri i Klishës. Me shtizën
kle i lavosur,i Biri i Virgjëreshës. Na i falemi pesimevet t'atë, o Krisht (3
herë). Dëftona të ngjallurit t'atë të lëvdoshmit.
Il Venerdì Santo,
durante la processione del Cristo morto per le vie del paese, si cantano in
greco e in albanese gli "Encomi".
Sia il testo che la melodia sono espressione della religiosità popolare delle
Comunità italo-albanesi.
E Ghieneé pase, imnon ti tafì su, proférusi Cristé mu.
Tutte
le generazioni,o mio Cristo, sciolgono inni al tuo sepolcro.
Kathelòn tu xìlu, o Arimathéas en tàfo se kidévi.
Calatoti
dalla croce,l'Arimateo ti rinchiuse nel sepolcro.
Mirofòri ìlthon, mìra si, Cristé mu, komìzuse profrònos.
Vennero
le mirofore, o mio Dio, e amorevolmente Ti cosparsero di aromi.
Dévro, pasa ktìsis, ìmnus exodhìus prosìsomen to ktìsti.
Tutto
il creato venga e sciolga inni funebri al Creatore.
Os nekròn ton zònda sin mirofòris pàndes mirìsomen enfrònos.
Tutti
assieme alle mirofore premurosamente ungiamo d'aromi come un cadavere il
Vivente.
O glikì mu éar, glikìtatòn mu téknon, pu édhu su to kàllos.
Oh,
dolce primavera!Oh, mio dolcissimo
figlio, Dov'é tramontata la tua bellezza?
Thrìnon sinekìni i pànagnòs su Mìtir, su Lòghe nekrothéndos.
Si
sfoga in lamenti la tutta pura tua Madre, o Verbo, essendo tu morto.
Anékrazen i cori thermòs dhakrirrusa, ta splakna kenduméni.
Grida
e versa calde lacrime la Vergine, avendo l'anima trafitta.
O fos ofthalmòmu, glikìtatòn mu téknon, pos tàfo nin kalìpti.
O
luce dei miei occhi! Dolcissimo mio Figlio, Come sei rinchiuso nel sepolcro?
Efranan to tàfon e mirofòri mìra lìan proì elthùse.
Cosparsero
di profumi il sepolcro le donne con aromi venute di buon mattino.
Irìnin Ekklisìa, laò su sotirìan dhòrise si eghérsi.
Dona
pace alla Chiesa, salvezza al tuo popolo per la tua Resurrezione.
Doxa Patri…… Gloria al
Padre…….
O Triàs, Theé mu, Patìr, Iiòs kje Pnevma, eléison tòn kòsmon.
O
Trinità, mio Dio, Padre, Figlio e Spirito, abbi pietà del mondo.
Kje nin....
Ed ora......
Idhìn tìn tu Iiù su anàstasin, Parthéne, Axìoson sus dhùlus.
O
Vergine, rendi degni i tuoi servi di vedere la Resurrezione del tuo figlio.
Nota - Il testo dell'inno
della Resurrezione (Cristòs anèsti) sarà riportato in un prossimo blog
unitamente da un profilo biografico di un poeta popolare contessioto (Nino
Cuccia), autore del noto testo albanese "Stosanesi".
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