Con l'avvento dei Normanni, il monachesimo
bizantino in Sicilia acquisisce basi patrimoniali e territoriali mai possedute
in precedenza, nemmeno quando l'isola era governata direttamente da
Costantinopoli e nemmeno quando il patriarcato della seconda Roma (=Costantinopoli)
era retto da prelati siciliani.
La formula cenobitica (cenobitismo è una forma comunitaria di monachesimo, praticata
in monasteri,cenobi, sotto la guida di un'autorità spirituale, secondo
una disciplina fissata da una regola) si assesta in via definitiva ai danni dell'erratico eremitismo.
E' lo stesso Conte Ruggero che si occupa dell'osservanza
della Regola di San Basilio, con gli aggiornamenti e le integrazioni apportate
da San Teodoro Studita (759-826).
Noi oggi siamo in condizione di leggere il consolidarsi dei
monasteri basiliani sia attraverso le fonti scritte che attraverso i numerosi
monumenti di impronta bizantina dislocati, soprattutto nei comprensori dei
Nebrodi e lungo la catena dei monti Peloritani. Queste erano le aree integre da
infiltrazioni musulmane e qui la popolazione era interamente di lingua greca e
lo rimarrà per tutto il Cinquecento. In quelle zone per decenni si svolse la
guerriglia contro i musulmani e mai essi poterono insediarsi in quelle
aree.
L'ininterrotta presenza di cristiani bizantini in tutta la
Val Demone spiega il perchè i monaci basiliani costruirono i loro numerosi
monasteri in quelle zone e vi rimasero numerosi per secoli.
Il Val Demone è ancora oggi ricca di stretti sentieri, aree
selvagge e boscose e nel Cinquecento lo storico Tommaso Fazello (1498-1570) la
descriveva "piena d'altissimi monti, di balze, di colli continuati e
seguenti l'un dopo l'altro, di grandissime selve e di fortissimi
boschi, ed è di sito più alta e più elevate delle altre".
La regola di San Basilio
La figura di Basilio Magno (330-379), dottore della Chiesa
greca nativo della Cappadoccia, ci riporta all'aurora del cenobitismo
cristiano.
Basilio esercitò un decisivo influsso sugli asceti della
Cappadoccia e di altre regioni limitrofe, colpiti dalla sua autorevolezza
spirituale e dalla sua semplicità evangelica.
L'esperienza acquisita nel corso di un lungo tirocinio
monastico lo convinse dell'eccellenza della formula cenobitica.
Riportiamo qui alcuni passi tratti dalle sue Regole ampie,
dove egli illustra la necessità ed i vantaggi della vita comunitaria:
"Io osservo che per molti motivi è più utile viverew
insieme con altri. Prima di tutto nessuno di noi è autosufficiente neppure per
ciò che è necessario al corpo, ma per procurarcelo abbiamo bisogno gli
uni degli altri. (...) Inoltre, in tale separazione non sarà neppure facile che
ciascuno riconosca il proprio peccato, poichè non ha chi lo accusi e chi lo
corregga con soavità e viscere di misericordia. (...)Il vivere insieme ha in sè
molti beni e non è facile enumerarli tutti. E' infatti più utile della
solitudine per conservare i beni che vengono da Dio, e il venir destati da chi
è vigilante offre maggiori garanzie per la custodia dalle insidie esterne del
nemico, perchè non succeda che qualcuno si assopisca in quel sonno che conduce
alla morte e riguardo al quale abbiamo imparato da David a scongiurare che non
ci avvenga: Illumina i
miei occhi, perchè io non mi addormenti nella morte".
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