La Valle dei Mulini si estende lungo i due argini del torrente
Senore, che, sorge sotto il Monte Genuardo e che, dopo aver attraversato alcuni
feudi del territorio di Contessa e di S.
Margherita di Belice, si versa nel tratto finale di questo fiume, di cui è il
terzo affluente (dopo il Belice Destro ed il Belice Sinistro).
La Valle dei Mulini si estende ad Ovest del Centro abitato di
Contessa, a circa tre chilometri, tra borgo Cozzo Finocchio, borgoPiano
Cvaliere, Collina Castello, collina
Costa del Conte, contrada Bufalo, feudi di Rivena, Serra, Bagnatele
Soprane e Sottane, fino a lambire il feudo di Sommacco.
Fin dal Medioevo le numerose
sorgenti, ricche di acque, rendevano fertili i terreni adiacenti al
torrente Senore e facevano funzionare i due mulini, di cui si possono ammirare
le strutture ancor oggi alle falde della collina Castello e nella contrada
Passicava.
La Valle dei Mulini presenta notevoli potenzialità di
valorizzazione turistica sia per le
caratteristiche ambientali (clima, sorgenti, verde molto diffuso con
uliveti, vigneti e frutteti) sia per le testimonianze storiche e archeologiche
(Castello di Calatamauro, due antichi mulini ad acqua, vecchi casolari rurali,
tracce di antichi insediamenti, una cappella rurale dedicata a S. Antonino) sia
per le due recenti e moderne strutture turistiche (Ristoro Calatamauro e B&
B Rocca dei Capperi).
Nella Vallata hanno sede inoltre due interessanti attività
produttive nel settore zootecnico (Allevamento di maiali della macelleria
Proietto-Borsellino e l'allevamento di galline per le uova D'Agostino). Sui
prati della Valle dei Mulini pascolano ancora
pecore e mucche assicurando un'ottima produzione di ricotta, formaggi e
carni.
Per l'intera stagione estiva molti contadini si stabilivano nei
casolari, che sorgevano in tanti campi, dalla mietitura alla vendemmia: gli
uomini provvedevano ai lavori pesanti e le donne, oltre a provvedere alle
faccende domestiche, li aiutavano nella raccolta, essiccazione e conservazione
dei fichi, delle mandorle delle noci. Con la raccolta dei pomodori si
preparavano per l'inverno la conserva e con la frutta varie marmellate.
La piccola cappella rurale, dedicata a S. Antonino, sorge dove la
trazzera di Bagnatele si divide, proseguendo in due direzioni, una verso
Costa del Conte e l'altra verso il feudo Sommacco. Costruita col contributo di tanti
contessioti, che avavevano terreni nella Valle dei Mulini, e con l'impegno
ammirevole, generoso e costante di Antonino Rizzuto. I lavori di costruzione
durarono alcuni anni e fu ultimata sicuramente nell'estate del 1933, quando fu
aperta al culto ufficialmente da mons. Evola della Curia di Monreale. La benedizione della cappella era
prevista per il giorno 28 agosto, ma fu rinviata al giorno successivo a causa
di un furioso temporale. Costruita con materiali locali di quei tempi, per
tanti anni è rimasta aperta al culto il parroco latino di Contessa, d'estate
saltuariamente vi celebrava la S. Messa). La chiesetta non è crollato col terremoto del 1968, ma è rimasta chiusa al culto per tanti anni.
Nel 1991, col contributo del Comune di Contessa Entellina, iniziano i lavori di restauro, che, per il
cattivo stato di conservazione dell'edificio,
determinano la completa
ricostruzione (pietra a vista per le mura e strutture in legno per il
soffitto.
Erano state collocate nella cappella inizialmente due statue, una
di S. Rosalia ed una di S. Antonino. Oggi solamente la statua di S. Antonino è
ancora nella sua nicchia e quattro banchi sono a disposizione dei fedeli.
Abate Francesco,
"zu Ciccu Iardinari", coltivava gli ortaggi in un terreno di
proprietà della famiglia Lojacono (
Zonja Karulin).
Coltivazione di
arance diffusa in tutti i terreni attigui al torrente Senore, perché potevano
essere innaffiate anche d'estate.
Solo nei periodi
di particolare siccità si stabilivano i turni per innaffiare gli orti, ma
solitamente.
Domenico Mulè
(Quarrazza), un giorno disperato perché il vento gli aveva portato via il
cappello, prese il fucile e fece fuoco in aria, nell'illusione di poter
uccidere lo Scirocco, che soffia spesso impetuoso nel territorio di Contessa.
La valle dei
mulini era rinomata per i numerosi frutteti ed per i deliziosi fichi fioroni (bifari).
Si racconta che ad un contadino gli stimolavano la gola i fioroni del campo
vicino e quindi qualche volta, in assenza del padrone, ne approfittava per
assaggiarli. Una volta non c'era l'ambulante di frutta e verduta, che era
privilegio di chi aveva nel suo terreno orto e frutteti, quindi ogni contadino
attendeva che si maturassero per poterli poi raccogliere e portare a casa a
gradimento di tutta la famiglia. Un giorno
volle scoprire chi gli fregava i fioroni e quindi, facendo finta di
tornare in paese, dopo un po’ tornò nel suo campo e trovò vicino alla
"gebbia" il padrone del campo vicino, che inventò la scusa che si
trovasse lì per recuperare una moneta (cinque lire), caduta dentro la vasca
piena di acqua mentre beveva.
Le aie per la
battitura del grano venivano attrezzare nei campi di ogni contadino, se esposte
al vento per vagliare il grano dalla paglia oppure in alcuni punti, solitamente
di proprietà pubblica (trazzere). Si prenotava l'uso disponendo alcune pietre
al centro dell'aia.
Nel torrente Passicava
si pescavano anguille e granchi, che privati subito delle tenaglie, venivano
arrostiti al fuoco.
Nella cappella
il 13 giugno era celebrata la divina Liturgia dal parroco latino (P. Garaci, P. Lala, P. Clesi).
Le statue di S.
Rosalia (senza un occhio) e di S. Antonino furono portate a dorso di Mulo da
Antonino Rizzuto per essere collocate nella chiesa. Le donne al mattino al
vederle furono prese da spavento.
Case contigue di
Antonino Rizzuto, Luca Di Maggio e Luca Caruso.
Casa rurale di
don Luca Schirò, costruita nel 1924 e coltivata dalla famiglia Politi, poi da
Nicolosi Accursio e quindi da Giammalva per 15 anni dopo il 1945.
Papas Nino e
papas Pietro avevano un campo a Bagnatele.
Davanti la
chiesetta c'era una scalinata rustica fino alla trazzera che andava per
Sommacco, sopra la chiesetta era fiancheggiata dalla trazzera per le case
del feudo Costa del Conte.
Pino Tardo sta ricostruendo in contrada Passo
Cristina l'antica "kalive", capanna in canne, molto diffusa nelle
campagne come luogo di ricovero in caso di cattivo tempo, utilizzata anche nei
soggiorni estivi da chi non aveva una casa in pietra. Di forma quadrata (4 x 4
circa): strato di canne robuste e strato di canne più sottili. Con un montante
al centro (tronco di agave).
Maiolica con l'immagine
di S. Nicola nella casa di Luca
Schirò, in una nicchia, muro di cinta che guarda ad Est.
Frequente la
casa rurale nei vari campi della Valle
dei Mulini.
Molti terreni di
proprietà della famiglia Musacchia, dopo passati ad altre famiglie per i matrimoni
degli eredi.
Nino Lala ha una
copia del catasto terreni di Bagnatele del secolo XIX.
Si narra che un
contadino, irritato per spesso raccoglievano i suoi fichi, un giorno, passata
la notta in attesa dell'autore, lo potè cogliere sul fatto e per dissuaderlo
sparò delle cartucce di sale sul sedere del malcapitato, che fece tesoro della
lezione, senza protestare.
Mulini
Sono stati sempre un elemento importante di particolare interesse
sociale ed economico, perché consentiva
di poter avere in loco la farina, elemento base dell’alimentazione fino a quasi
tutto il XX secolo, quando é stato avviato ed ampliato il consumo di altri
alimenti e la pasta ed il pane non sono
più la base dell’alimentazione; anche nelle località agricole con alta
produzione di grano duro. Si diffonde il consumo di tanti altri prodotti
alimentari finiti e la pasta ed il pane non sono più preparati in casa.
I mulini ad acqua (Gorgo e Alvano) hanno funzionato fino oltre la
prima metà del XX, quando anche a Contessa furono costruiti i primi mulini
funzionanti a corrente elettrica nel centro abitato. Molti contadini
continuarono ancora a macinare il grano duro di loro produzione fino alla fine
del secolo XX. Anche oggi qualche contadino va nei paesi vicini a macinare il
suo grano per fare saltuariamente il pane nel forno a legna domestico, per
preparare focacce, pizze o altri prodotti alimentari in particolari occasione.
Poche però sono le donne che sono ancora capaci di preparae il pane e la pasta
(tagltatelle, lasagne, gnocchi, ecc.) da fare in casa.
Calogero Raviotta
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