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lunedì 24 giugno 2024

Parole frequenti sui media

 decreto liquidità 

L’8 aprile 2020, durante l’emergenza per la pandemia Covid, il governo Conte II (M5S-Pd) vara il decreto Liquidità da 400 miliardi (200 per il mercato interno, gli altri 200 per potenziare l’export) che prevede garanzie pubbliche per favorire l’accesso al credito di imprese piccole, medie e grandi e la sospensione dei termini di scadenza dei titoli di credito. 

Quelle misure prevedono garanzie da parte dello Stato per 200 miliardi di euro concesse attraverso il Mediocredito Centrale (Invitalia) e la Sace Simest (gruppo Cassa Depositi e Prestiti) in favore di banche che finanzino le imprese sotto qualsiasi forma. Una cifra mostruosa ereditata che si teme possa ora diventare il film dell’orrore.

Lo Stato a guida 5Stelle chiese alle banche di intervenire, fornendo il contante necessario all’operazione di salvataggio: da una parte il Mediocredito Centrale, emanazione di Invitalia; dall’altra Sace, il gruppo assicurativo-finanziario che è direttamente controllato dal ministero dell’Economia. I prestiti erano a tasso agevolato con una quota del 10% a fondo perduto.

Le banche assolvendo al loro ruolo hanno iscritto tutto a bilancio.

Adesso il nodo inizia ad aggrovigliarsi, perché gli istituti di credito cominciano a chiedersi quando rientreranno in possesso della liquidità stanziata. E cominciano a spuntare i primi segni di difficoltà: le strutture dello Stato coinvolte nel 2020 nell’operazione di salvataggio sarebbero in grado di far fronte alle richieste?

Non è dato sapere -riportano i giornali- al momento a quanto possa ammontare l’effetto del decreto sulle casse pubbliche, e se le riserve accantonate da Mediocredito Centrale e Sace siano sufficienti a coprire gli eventuali mancati pagamenti. 

Il Governo esplicita così i timori: «Il problema è che nel frattempo i debiti pregressi sono arrivati a scadenza. E se gli imprenditori non riescono a farvi fronte, le banche iscrivono il credito girandolo sullo Stato». E se Mediocredito Centrale e Sace non riusciranno a coprire, in ultima istanza il compito di pagare toccherà al Ministero dell’Economia: solo che a quel punto il debito andrebbe messo a bilancio. E  «Giorgetti non sa da quale parte voltarsi». 

L’era del gratuito è finita. Ma l’ignoranza del governo, a suo tempo  a guida populista, adesso rischiano di pagarla, come e’ sempre accaduto, i cittadini onesti.

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