decreto liquidità
Quelle misure prevedono garanzie da parte dello Stato per 200 miliardi di euro concesse attraverso il Mediocredito Centrale (Invitalia) e la Sace Simest (gruppo Cassa Depositi e Prestiti) in favore di banche che finanzino le imprese sotto qualsiasi forma. Una cifra mostruosa ereditata che si teme possa ora diventare il film dell’orrore.
Lo Stato a guida 5Stelle chiese alle banche di intervenire, fornendo il contante necessario all’operazione di salvataggio: da una parte il Mediocredito Centrale, emanazione di Invitalia; dall’altra Sace, il gruppo assicurativo-finanziario che è direttamente controllato dal ministero dell’Economia. I prestiti erano a tasso agevolato con una quota del 10% a fondo perduto.
Le banche assolvendo al loro ruolo hanno iscritto tutto a bilancio.
Adesso il nodo inizia ad aggrovigliarsi, perché gli istituti di credito cominciano a chiedersi quando rientreranno in possesso della liquidità stanziata. E cominciano a spuntare i primi segni di difficoltà: le strutture dello Stato coinvolte nel 2020 nell’operazione di salvataggio sarebbero in grado di far fronte alle richieste?
Non è dato sapere -riportano i giornali- al momento a quanto possa ammontare l’effetto del decreto sulle casse pubbliche, e se le riserve accantonate da Mediocredito Centrale e Sace siano sufficienti a coprire gli eventuali mancati pagamenti.
Il Governo esplicita così i timori: «Il problema è che nel frattempo i debiti pregressi sono arrivati a scadenza. E se gli imprenditori non riescono a farvi fronte, le banche iscrivono il credito girandolo sullo Stato». E se Mediocredito Centrale e Sace non riusciranno a coprire, in ultima istanza il compito di pagare toccherà al Ministero dell’Economia: solo che a quel punto il debito andrebbe messo a bilancio. E «Giorgetti non sa da quale parte voltarsi».
L’era del gratuito è finita. Ma l’ignoranza del governo, a suo tempo a guida populista, adesso rischiano di pagarla, come e’ sempre accaduto, i cittadini onesti.
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