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venerdì 15 aprile 2022

La questione Romana. I beni ecclesiastici e ...

 All'alba dell'Unità d'Italia (2)

Quadro politico europeo ed impazienza di Garibaldi.

 Nonostante all'alba dell'Unità italiana (1860) il governo non osasse contrapporsi alla Francia di Napoleone III  che si era eretta garante dello stato pontificio, Garibaldi continuò ad essere incontrastato protagonista per l'intero decennio che arriverà al 1870 perché Roma divenisse parte integrante del nuovo Regno d'Italia. In questa direzione era sicuramente incoraggiato dalla Gran Bretagna, con cui sempre intrattenne buoni rapporti ed incoraggiamenti.

 La Francia di Napoleone III era consapevole che l'unità d'Italia non si sarebbe fermata se non quando anche Roma ne fosse entrata a farne parte, ma era chiaro che pretendesse qualcosa in cambio, a cominciare da una guerra che indebolisse l'impero austriaco. Garibaldi seppe cogliere questa aspettativa francese, ossia che per quel governo dover mantenere un corpo di spedizione a tutela dello stato pontificio era un "peso", più che economico, politico. Infatti i nazionalisti francesi da un lato non vedevano di buon occhio l'accresciuto ruolo politico della nuova Italia ma, dall'altro, il forte sentimento anticlericale di quel paese  creava seri problemi al governo di Napoleone III, che di per sé veniva accusato di essersi fatto giocare da Cavour senza trarre benefici.

 Il governo della "nuova ricostituita Unità d'Italia" si barcamenava per intanto in varie difficoltà nel tentativo di non rompere con la Francia, non irrigidirsi troppo con l'Impero austro-ungarico che governava sulle Venezie-Giulie e con la Gran Bretagna che pur di togliere la tutela francese dal neo costituito stato italiano non poneva problema alcuno nel risolvere -in qualsiasi modo- la questione romana. 

 Nell'aprile 1862 lord Palmerston alla Camera dei Comuni si pronunciò perché venisse a cessare il potere temporale dei papi e Roma fosse assegnata al neo Regno d'Italia. Come a voler essere benevolo il governo inglese proponeva che il papa conservasse però la sovranità su alcuni palazzi, prossimi alla Basilica di San Pietro. Fu questo il tempo in cui quell'idea fu lanciata e poi divenne realtà nel 1929, con i Patti Lateranensi. 

 Sulla scorta di questi sentimenti internazionali di favore Garibaldi continuerà ad attivarsi sia per la presa di Roma che in favore della terza guerra di indipendenza contro l'Austria. Rifiuterà, in questi frangenti, di assumere il ruolo di generale dell'esercito nordista degli Usa che gli fu proposta da quel governo e che trovò l'immediato consenso di Vittorio Emanuele II, che in realtà si proponeva di distrarlo dalle vicende italiane.

(Segue)

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