Domani in Italia è la giornata della Liberazione.
Ci piace ripercorrere -nella ricorrenza- alcune tappe del ventennio di dittatura.
E fu l'inizio di quello che sarebbe stato il ventennio della dittatura fascista.
All'opposizione rimasero i socialisti che quasi immediatamente si vedono assaltare teppisticamente le sezioni di partito. Gaetano Salvemini quando dall'esilio analizzerà come il Fascismo arrivò al potere scriverà: "Tutta la vita parlamentare italiana è stata vita di dittatura: Crispi fu un dittatore... Giolitti ... Salandra... Boselli ... Orlando... Mussolini è uno dei tanti dittatori...". Ed invece, non passeranno molte settimane per capire che Mussolini non era ... uno dei tanti. Il 16 novembre di quell'anno infatti Mussolini alla Camera dirà: "Io sono qui per difendere e potenziare al massimo la rivoluzione delle camicie nere. Lascio ai malinconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di disertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Con 300.000 giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il fascismo. Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto".
E così farà da quella data a poche settimane dopo.
(Segue)
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