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Nella fase storica che va dal centro-sinistra sino a ridosso del nuovo clima politico degli anni novanta che vedrà l'esaurirsi di tutti i partiti che diedero vita alla istituzione nel dopoguerra della Repubblica si registra, relativamente alla problematica che stiamo affrontando, l'affermarsi della magistratura come giudice esclusivo dei "diritti" e come detentore monopolista della "legalità".
1) E' il periodo in cui la legislazione allarga come mai prima la sfera dei diritti e conseguentemente amplia il campo della giurisdizione. Chiunque, anche chi non possiede la cittadinanza italiana, può adire la magistratura per far valere i propri "diritti". Vengono aboliti i tribunali speciali militari (risalenti all'epoca liberale) ed i tribunali speciali (risalenti all'epoca fascista). In forza dell'art. 102 della Costituzione, ed in conseguenza del divieto dei Tribunali speciali, chiunque intende far valere la tutela dei propri diritti soggettivi può quindi rivolgersi alla Magistratura.
Le principali leggi a beneficio delle categorie fino ad allora emarginate sono:
-1975: nuovo ordinamento penitenziario: trattamento e ordinamento penitenziario; fino alla smilitarizzazione (1990) degli agenti di custodia.
-1975: nuova disciplina degli stupefacenti: non sarà più reato la detenzione per uso personale ed istituzione dei servizi di "riabilitazione".
-1978: abolizione dei manicomi, il cui centro prevede la predisposizione di particolari procedure per il trattamento sanitario obbligatorio. Nella procedura vengono coinvolti un medico che propone il trattamento obbligatorio, il sindaco che lo dispone ed il giudice tutelare che valuta l'intera procedura.
Le innovazioni più rilevanti di quel periodo caratterizzato dal "riformismo" si hanno comunque nel diritto di famiglia e nel mondo del lavoro. Avremo modo di soffermarci più ampiamente in quello che è un processo di ampia emancipazione e di riscatto di ampissime fette della società.
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