Giacinto Pipitone PALERMO ···
Sei Asp su nove hanno assegnato il servizio di
assistenza domiciliare agli anziani disabili «con criteri discutibili. In molti
casi ha vinto la stessa cooperativa, che ha dei riferimenti con uno dei gruppi
coinvolti in Mafia Capitale». Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità
nazionale anticorruzione, arriva in un Parlamento siciliano distratto dalle
trattative sulle presidenze delle commissioni e mette sul tavolo una serie di
emergenze finite nel mirino di chi indaga. Il presidente dell'Anticorruzione
anticipa che «gli affidamenti delle Asp per
l'assistenza agli anziani disabili sono stati oggetto di un'attività di
indagine in via di conclusione. Abbiamo fatto delle verifiche dopo una serie di
segnalazioni. In molti casi ha vinto la stessa cooperativa con sistemi di
acquisizione della gara che hanno lasciato alcune perplessità. È una
cooperativa che ha riferimenti con uno dei gruppi coinvolti in Mafia Capitale. Faremo un
nostro provvedimento nel quale contesteremo specificamente questi dati».
Cantone arriva a Palermo su invito del presidente della commissione Antimafia,
Nello Musumeci che mette sul tavolo un altro buco del sistema: «Nella sanità il 90% degli acquisti di beni
e servizi avviene con procedura negoziata per un valore di centinaia di milioni». Il secondo
fronte siciliano per l'Anticorruzione è quello dei rifiuti: «Un
sistema in cui non sempre vige il rispetto delle norme sugli appalti. 11
sistema di proroga degli Ato sta finendo per creare qualche problema». Cantone anticipa
che sta per emettere una delibera «che rivisita l'intera situazione». Lo spunto
è arrivato da un'audizione di Leoluca Orlando e dell'assessore ai Rifiuti Vania
Contrafatto a settembre. In particolare l'assessore regionale ha sollevato il
caso dei Comuni che, sfruttando la legge che consente di affrontare
emergenze con provvedimenti d'urgenza, hanno affidato il servizio di raccolta
senza gara, dunque per chiamata diretta. La Contrafatto, pm in aspettativa, ha informato
l'Autorità che in questo modo non soltanto viene aggirata la legge che impone
la gara d'appalto ma si evita di affidare il servizio agli Ato che a loro volta
potrebbero impiegare dipendenti pubblici.
Una moltiplicazione delle spesa. Rifiuti e sanità
a parte, il sistema degli appalti è tutto sotto la lente di ingrandimento di
Cantone. Che ammette di aver firmato un parere per segnalare che la riforma
votata dall'Ars a luglio è «in contrasto
con le regole europee». Di più, quell'innovativo sistema di calcolo delle
offerte anomale studiato dall'ex assessore Giovanni Pizzo, per Cantone «avrebbe
finito per complicare le cose». Da qui la decisione di Renzi di impugnare la
riforma. Di fronte a una commissione Antimafia non proprio a ranghi completi
Cantone ha poi fotografato le falle del sistema di controlli delle pubbliche
amministrazioni: «Dobbiamo ammettere che non sappiamo con esattezza quante sono
oggi in Italia le stazioni appaltanti, solo a Roma ne abbiamo contate un
centinaio». I controlli sono difficili su un sistema cosi vasto. E la situazione
è resa ancora più complicata dal fatto che «i controlli nelle
pubbliche amministrazioni non funzionano. Spesso sono meri controlli
cartolari». Cantone lo ripete più volte. Segnalando che
«bisognerebbe impedire che dirigenti pubblici restino 20 anni nello stesso
posto. Bisognerebbe applicare un criterio di rotazione obbligatoria. E
occorrerebbe affidare il sistema di controllo ad organismi indipendenti. Mentre
in Italia si arriva al paradosso
che tanti controllori che hanno subito condanne non sono stati espulsi e hanno addirittura fatto carriera». Rispondendo alle domande dei giornalisti, Cantone affronta anche il tema del segretario generale di Palazzo d'Orléans, Patrizia Monterosso, condannata dalla Corte dei Conti a risarcire quasi 1,4 milioni.
che tanti controllori che hanno subito condanne non sono stati espulsi e hanno addirittura fatto carriera». Rispondendo alle domande dei giornalisti, Cantone affronta anche il tema del segretario generale di Palazzo d'Orléans, Patrizia Monterosso, condannata dalla Corte dei Conti a risarcire quasi 1,4 milioni.
Per il presidente dell'Anticorruzione «la legge
attualmente non prevede la decadenza per questo tipo di condanne. Ma la riforma
delle Pubblica amministrazione prevede che anche in caso di condanna di primo
grado non si possa essere nominati. È una legge delega, bisogna vedere come
verrà attuata. In ogni caso andrebbe applicato un principio di responsabilità politica di chi fa la nomina».
Musumeci segnala anche che le leggi sull'anticorruzione vengono «regolarmente
ignorate da enti regionali e società pubbliche» e annuncia che l'Antimafia
«proporrà un disegno di legge per la decadenza dei dirigenti che non rispettano
queste norme». Cantone si trattiene dal riferire di altre attività
dell'Autorità. Ma, dalla Sicilia, non rinuncia a un commento sulla gestione dei
beni confiscati alla mafia:
«Non bisogna dare l'impressione che dove fanno
affari la mafia e la camorra anche
pezzi dello Stato possano fare affari».
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