Negli uffici pubblici, nelle aziende a partecipazione pubblica i favori, i doni e le mazzette sono la norma.
In Sicilia pure le infiltrazioni mafiose sono norma, pure quando i giornali presentano gli avvisi di garanzia come "obblighi di legge, a garanzia".
Un tempo l’illegalità era concentrata nel settore edilizio, tra licenze, piani di lottizzazione e cambiamenti di destinazione. Poi ha guadagnato terreno: sono comparsi il pizzo per esistere (per ottenere certificati di residenza e permessi di soggiorno), il pizzo sulla cittadinanza (per saltare il servizio militare e favorire il voto di scambio), il pizzo per un tetto (in vista dell’assegnazione di case popolari o dell’imminenza dello sfratto), il pizzo per un titolo (dagli esami di maturità a quelli universitari), il pizzo per lavorare (assunzioni per concorso, autorizzazioni all’esercizio di attività commerciali e licenze per i liberi professionisti), il pizzo per sopravvivere (pensioni e farmaci salvavita) e infine il pizzo per riposare in pace (trovare un posto al camposanto è sempre più arduo).
La superiore sequela fenomenologica mi e' stata stimolata dalla lettura dei giornali e da un libro sempre attuale:
[Cazzola (1992) “L’Italia del pizzo: fenomenologia della tangente quotidiana”. Einaudi, Torino]
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